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Festa del Cinema di Roma 2007 - La Sombra del Iceberg - Extra

Pubblicato il 28 ottobre 2007 da Sila Berruti


Festa del Cinema di Roma 2007 - La Sombra del Iceberg - Extra

Intorno alla rappresentazione mediatica della guerra sono nati accesi dibattiti. Il cinema e la fotografia hanno generato una serie di icone che rievocano le grandi stragi, sconfitte e vittorie del presente e del passato. È stato così per la battagli di Iwo Jima, la guerra in Vietnam e per moltissime altre. Il principale autore di queste, che potremmo definire, “immagini-simbolo” è il fotografo ungherese Robert Capa, fondatore della Magnum., una delle agenzie fotografiche più importanti del mondo. Il personaggio di Capa, al secolo Endre Ernő Friedmann, nasce pochi mesi prima dello scoppio della guerra civile spagnola. La scelta dello pseudonimo, che lui e la sua compagna Gerda, anche lei fotografa inventano appunto intorno al 1936, è determinata dalla volontà di creare un mito, una figura identificabile tra i moltissimi reporter e cineoperatori di guerra ancora senza un nome. I due partono alla volta della penisola iberica dove il fotografo scatterà l’immagine destinata a renderlo celebre: El miliciano morente. La foto, molto nota, rappresenta un miliziano repubblicano nel momento stesso in cui viene ucciso e sarebbe l’unica immagine a riprodurre il momento stesso della morte. Le polemiche intorno alla presunta autenticità del Miliziano sono molte, alcune delle quali ragionevoli e altre prive di qualunque fondamento.
La sobra del iceberg, al quale va riconosciuto il merito di aver saputo essere un documentario molto onesto, ma allo stesso tempo esaustivo, si propone di raccogliere tutti pezzi di questo intricato puzzle, senza però avere la pretesa di risolvere uno degli enigmi più affascinanti del Movecento. Sebbene lo stile lasci un po’ a desiderare e la regia non sia certo delle migliori, il lavoro risulta comunque ben realizzato e di piacevole fruizione. Dopo due anni di ricerca, il maggior punto di forza del film, i registi Raul Riebenbauer e Hugo Doménech sono stati in grado di fornire un quadro completo e esaustivo delle obiezioni mosse alla foto. Alcune sono molto note: la posizione del miliziano non sarebbe naturale, ci sono altre foto che fanno parte della stessa serie tra le quali una che raffigura un altro soldato nel momento della morte, ma questo e il miliziano sono molto diversi tra di loro e quindi le immagini non potrebbero essere state scattate in sequenza. Altre sono molto più interessanti: la foto sarebbe stata scattata, a giudicare dalla posizione dell’ombra, tra le nove e le tredici, ma i combattimenti sarebbero iniziati solo intorno alle diciassette. La fotografia, inoltre, potrebbe essere stata scattata dalla compagna del fotografo, che infatti gliela dedicherà nel volume redatto dopo la morte di lei. Durante queste ricerche non sono state poche le difficoltà: attorno al nome di Robert Capa si è creata negli anni una spessa cortina difensiva che non permette a nessuno di penetrare e di avere accesso ad informazioni che potrebbero essere preziose. A difesa di questa fortezza c’ è un uomo, il biografo ufficiale di Capa, Richard Whelan. Whelan rifiuta di essere intervistato e risponde alle mail del regista in maniera sgarbata e per nulla esaustiva.

Ma perché tanto mistero? Le immagini di guerra sono spesso state alterate o ritoccate. Le attualità dei primissimi anni del Movecento erano addirittura ricostruite, le battaglie navali della prima guerra mondiale riprodotte in una bacinella dentro ad una stanza. Se il miliziano di Capa fosse solo un soldato in posa, questo non creerebbe certo un falso storico. L’immagine è, appunto, il simbolo di moltissimi soldati che, come il protagonista, hanno perso la vita sul campo di battaglia. Il valore estetico della foto non sarebbe inoltre affatto messo in discussione. Il problema è evidentemente di natura diversa. La politica della agenzia fotografica Magnum si fonda sulla base di onestà e obiettività, ideali che avrebbero dovuto contraddistinguere la sua produzione. Se il Miliziano fosse un’immagine costruita, il fondatore avrebbe per primo tradito i principi della sua stessa agenzia. Ma, a nostro giudizio, il discorso è ancora più complesso. La fotografia e i reportage di guerra devono in qualche modo essere considerati intoccabili, altrimenti tutto l’apparato informatico sul quale si fondano le guerre di questo secolo e del secolo scorso potrebbe essere rimesso in discussione. La nostra memoria storica è affidata a queste immagini: ai filmati, alle foto e alle registrazioni audio. Abbiamo bisogno di credere nella loro assoluta autenticità e inviolabilità. La storia dimostra inoltre che la propaganda è in grado di smuovere le folle. Le immagini della guerra in Vietnam hanno determinato la lotta pacifista e la fine del conflitto. L’informazione è ormai parte delle guerra stessa e ha assunto un’importanza fondamentale nello svolgimento delle azioni belliche. Per questo è importante preservare la “santità “ de El miliziano morente, che di fatto garantisce la memoria collettiva di ognuno di noi: mettere in discussione questa immagine significherebbe aprire il dubbio sui simboli del nostro passato recente.


CAST & CREDITS

(The Shadow of the Iceberg) Regia: Raul Riebenbauer, Hugo Doménech ; sceneggiatura: Hugo Doménech, Raúl M. Riebenbauer; fotografia: Robert Arnau; montaggio: Raúl M. Riebenbauer, Moisés Ruiz; musica: David Alarcón, Joan Martinez; scenografia: Joan Montagud;produttore: Xavier Crespo Ricoproduzione: DACSA produccions; origine: Spagna; durata: 73’.


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