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Francesco Patierno: "Quanto ci manca la Magnani!"

Pubblicato il 2 settembre 2012 da Antonio Valerio Spera


Francesco Patierno: "Quanto ci manca la Magnani!"

Dopo la commedia Cose dell’altro mondo e in attesa del suo prossimo film di finzione, Francesco Patierno ha portato alla Mostra di Venezia nella sezione Classici il suo ultimo documentario, La guerra dei vulcani, che ci racconta con una cifra narrativa molto personale le vicende sentimentali che coinvolsero Rossellini, Anna Magnani e la Bergman nel periodo della lavorazione dei film Vulcano e Stromboli.

Com’è nata l’idea di riprendere questa vecchia storia?

L’idea nasce da un’ossessione di mio fratello per questo argomento. E’ stato lui a propormi di fare questo film e una volta presa in esame la storia mi sono chiesto perché nessuno ne abbia mai parlato prima sullo schermo. E’ una storia coinvolgente che ci riguarda e che all’epoca interessò tutto il mondo.

Il documentario ha una struttura molto particolare…

A me piace riutilizzare il materiale di repertorio narrativamente. Tendenzialmente non mi piacciono i documentari con le interviste. Per cui ho voluto fare un film solo con vecchie immagini e costruire un montaggio che facesse andare avanti la narrazione senza fermarsi. Amo fare documentari manipolando il materiale cinematografico perché credo che nei film ci siano le testimonianze delle vite private dei registi. Ne La guerra dei vulcani ricostruisco la realtà con la manipolazione e nasce un nuovo film.

Le sarebbe piaciuto dirigere Anna Magnani?

Da regista penso sempre che la Magnani sia la più grande attrice di tutti i tempi e mi fa dolore pensare che non ci sia più, che noi registi di oggi non possiamo e non potremo mai dirigerla.

Sia Stromboli che Vulcano, i film di cui racconti le vicende produttive nel tuo documentario, non ebbero grande successo all’epoca e anche oggi vengono poco ricordati, soprattutto il secondo. Secondo te perché?

Non succede solo adesso che i film non hanno successo. Forse Stromboli e Vulcano erano due opere con troppe aspettative e di cui si parlò troppo in fase di lavorazione per fatti anche extra cinematografici. Credo comunque che ci siano momenti fortissimi in entrambi i film, dove il vero protagonista è il vulcano, un luogo pieno di forza, in cui c’è qualcosa di primordiale e disturbante che rende difficile tutto. Secondo me Stromboli e Vulcano sono la dimostrazione di come si possono fare film sfruttando le reali emozioni degli attori. E questa è la cosa che volevo far uscire di più dal mio documentario.

Che distribuzione avrà il film?

Uscirà in DVD tra pochissimo, è già stato selezionato a Toronto e comprato in 14 paesi.

Come vedi questa nuova Mostra di Venezia firmata Barbera?

Non mi piaceva il ghetto di Controcampo Italiano alla Mostra di Venezia, pur avendovi partecipato io stesso l’anno scorso. Il nuovo direttore Alberto Barbera, che conosco e stimo, l’ha tolto ed è già un segno: sta costruendo un festival integro, selezionando film di valore artistico e restaurando capolavori del passato. Mi piace questa linea e mi ci ritrovo completamente.

A posteriori e a distanza di un anno, come giudica la pioggia di polemiche che accompagnò Cose dell’altro mondo qui a Venezia?

Tutti lì per lì ne erano contenti, tranne me: ero sicuro che avrebbero allontanato lo spettatore medio dal film, l’avrebbero preso come il solito film impegnato sull’integrazione, tant’è che poi in sala ha fatto un milione e mezzo ma sulla carta era un film da tre milioni. Oggi sono contento, perché al di là delle polemiche da settembre scorso a oggi Cose dell’altro mondo è stato programmato praticamente ogni giorno e ha fatto il giro delle arene quest’estate. Circola parecchio, e per un film, oggi, non è poco.

Che ci dici del tuo prossimo film?

Sto preparando La gente che sta bene, tratto dal romanzo di Federico Baccomo. Racconterà di un uomo che si è abituato alle cose e non le vede più e poi ci sarà un evento importante che gli farà vedere di nuovo le cose. Claudio Bisio interpreta con empatia il protagonista, il film sarà una commedia con un’ironia molto cattiva.

Bisio è stato la tua prima scelta?

Prima e unica scelta perché è perfetto per il film. Poi ho anche avuto la fortuna che lasciasse Zelig e accettasse il mio film.


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