X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



In Blue

Pubblicato il 6 novembre 2017 da Monia Manzo

VOTO:

In Blue

“In Blue” film in concorso alla Festa del Cinema di Roma 2017 è un’opera che potremmo definire semi-documentaristica, in quanto fedele al microcosmo che nessuno conosce abbastanza nella maniera più realistica: quello del volo e dei suoi annessi.
Il regista olandese Jaap van Heusden classe 1979 è senza ombra di dubbio, come ha dichiarato personalmente, molto attratto dalla figura delle assistenti di volo, altrimenti non si spiegherebbe la delicatezza e i dettagli più fedeli con cui ritrae questa particolare professione, che da favolosa è ormai molto più vicina ad un lavoro comune, nonostante abbia mantenuto un’aura di avventura e cosmopolitismo che la rendono sempre affascinante. Lin è una hostess della compagnia olandese, che potremmo definire stakanovista, -non è casuale il suo ruolo di istruttrice per nuovi assunti, né tanto meno il fatto che non abbia mai avuto “una mancata partenza” in 19 anni di volo.
Il film parte con energia e ritmo grazie ad una scena di un parto a bordo, assistito proprio dalla protagonista, emblematico di come tutto possa accadere e cambiare le persone in breve tempo, sconvolgendo dei precari equilibri, che già sorreggono a malapena la vita di esseri ondivaghi, come la categoria dei naviganti; il cui ritratto emerge in modo fedelissimo alla loro realtà, che seppur a tratti dorata, li mette in contatto con il mondo più ostico e a volte crudele.
È ciò che accade a Lin, assistente di volo dal viso ieratico e dolce al contempo, vittima di una mamma ex freakettona, che vive nella stessa casa e la importuna con domande inusuali per una signora ultra ottantenne. Durante una sosta a Bucharest, Lin in ritardo, è costretta a raggiungere l’equipaggio con un taxi, chiedendo al conducente di correre il più possibile: è a questo punto che entra in scena Nicu. Il ragazzo si getta sotto alla macchina apposta per farsi poi risarcire; la disperazione del gesto colpisce immediatamente la donna, che per la prima volta nella sua vita decide di non recarsi a lavoro, creando un disagio all’equipaggio.
Rimane così con il teenager in ospedale, serafica, lo assiste e accetta l’offerta di girare con lui la capitale romena, come due turisti: l’aria è rarefatta, l’atmosfera spettrale e il clima invernale rendono subito lo stato emotivo del giovane protagonista.
La tenerezza della situazione, si unisce al cinismo più ovvio dovuto a delle condizioni sociali ai limiti della sopravvivenza, tanto che Nicu è costretto a prostituirsi nei bagni della stazione e a vivere nelle fogne con altri outsiders. Lin è al principio disorientata poi si avvicina sempre di più al ragazzo, commovente e torbido al contempo, e lo fa ascoltando se stessa e la necessità di esprimere la sua parte materna, repressa a causa di una gestazione finita male.
La traumatica esperienza è raccontata in una telefonata frettolosa via Skype con l’ex compagno, durante la quale cerca disperatamente di gestire emozioni e ricordi, attraverso un conforto che arriva lontano come l’eco delle parole attraverso la rete.
Il contatto tra Lin e Nicu diventa sempre più forte, confuso per il ragazzo, che vive in un mondo senza morale e rispetto della vita umana, molto più chiaro per la donna che alla fine sembra volerlo adottare, senza però sapere che ha una sorellina in orfanotrofio.
Le immagini di Nicu, che si apposta nei luoghi dell’istituto dove è tenuta la bambina sono le più significative del film, rimandano ad una letteratura del cinema dickensoniana e permettono allo spettatore di giustificare almeno al momento tutte le bassezze umane che un essere di 15 anni deve sopportare per poterne tenere in vita un’altro ancora più debole.
La distanza tra Lin e il suo mondo di benessere materiale e la povertà annichilente non sono gli unici motivi che li separano, c’è molto altro ancora, ciò che non viene detto attraverso la sceneggiatura, ma è ben comunicato attraverso un’intenso utilizzo degli attori, che in questo film a volte didascalico, riescono a rendere con lo sguardo e le espressioni tutto il dolore di due vite che si sfiorano senza potersi comprendere fino in fondo.


CAST & CREDITS

(In Blue); Regia: Jaap van Heusden; sceneggiatura: Jan Willem den Brok, Jaap van Heusden; fotografia: Melle Van Essen; montaggio: Jasper Quispel; musica: Mincio Eggersman; interpreti: Bogdan Iancu, Ellis van den Brink , Maria Kraakman; produzione: Marc Bary; origine: Olanda, Romania, 2017; durata: 102’


Enregistrer au format PDF