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Incontro con Gianni Di Gregorio

Pubblicato il 20 luglio 2011 da Edoardo Zaccagnini


Incontro con Gianni Di Gregorio

Abbiamo incontrato Gianni Di Gregorio in occasione della conferenza stampa del suo secondo film da regista: Gianni e le donne, presentato presso la "Casa del Cinema" di Roma il giorno 4 febbraio 2011.

Il film uscirà l’11 di questo mese in 150 copie, e il 12 verrà presentato al Festival del cinema di Berlino.

Di Gregorio ci è sembrato deliziosamente timido, semplice ed autentico in ogni risposta. Sorridente e leggermente emozionato, disponibile ad accogliere ogni tipo di domanda e considerazione sul suo lavoro.

Steve Della Casa, che moderava l’incontro, ha definito Di Gregorio il "Tatì di Trastevere", e lui ha sorriso quasi emozionandosi. Poi sono partite le domande dei giornalisti. La prima commentava il suo film con pochi dialoghi, con un umorismo tenue e quasi passivo da parte del protagonista. Che ricordiamolo, è lo stesso Di Gregorio in Gianni e le donne come lo era nel precedente ed osannato Pranzo di Ferragosto.

Così il regista e attore ha risposto alla prima domanda:

Di Gregorio: La comicità passiva del protagonista è anche la mia. E’ questo il mio modo di raccontare. Non riesco a farlo con seriosità. Ciò dipende, probabilmente, dalla reazione all’educazione che ho ricevuto. Piena di formalità. Da piccolo leggevo Leopardi, per esempio, ma col tempo ho iniziato a ridere di tutto, ho imparato a comunicare sempre per mezzo di una battuta. La sofferenza mi spaventa e per ciò cerco di esorcizzarla con il sorriso.

Ma questo secondo film, fanno notare dalla platea, è anche un film intriso di malinconia:

Di Gregorio: E’ indubbio che nel film ci sia della Malinconia. Ne è il veicolo portante, lo regge completamente. Ho realizzato Gianni e le donne per ridere del fatto che il tempo passa. L’idea mi è venuta un giorno sull’autobus, mezzo di trasporto che uso tantissimo. Mi ricordo che in passato, prendendolo, capitava che il mio sguardo incrociasse quello di una donna, e questo fatto dava il là a fantasticazioni di vario tipo, che poi rimanevano tali, per carità, ma che comunque mi lasciavano sensazioni positive. Poi tutto questo è finito: a un certo punto ti rendi conto di essere diventato invisibile. E questo un pò dispiace.

Un’altra domanda prosegue sulla genesi del film. Sul come è nato in rapporto al primo...

Di Gregorio: Il successo di Pranzo di ferragosto mi ha responsabilizzato ed anche un pò terrorizzato. Avevo già in testa il mio secondo film da tempo, ma cincischiavo, prendevo tempo, ci giravo un pò intorno. Angelo Barbagallo (il produttore, ndr) mi ha aiutato molto nel continuare su questa linea di leggerezza, di apparente esilità. Apparente perchè poi, invece, c’è stato un lavoro molto articolato di sceneggiatura.

Ma forse, interviene un altro giornalista, il tuo compito è stato anche facilitato dal fatto che, seppur all’opera seconda da regista, hai già tanto lavoro alle spalle, e non sei più un ragazzino..

Di Gregorio: Di certo l’esperienza accumulata nella vita, aiuta molto nel lavoro. Nella vita meno, visto che continuo a vivere le stesse difficoltà di trent’anni fa, e sono sempre timido, mi devo sempre fare il prosecco prima della conferenza stampa.. Però nel lavoro, certamente, l’esperienza del passato diventa preziosa. Per certi versi, in Gianni e le donne, mi sentivo quasi una copertura aerea..

Può essere, domandano, che questo film sia il secondo capitolo di una trilogia?

Di Gregorio: Non lo so, vediamo. Forse c’è ancora da scavare nella mia vita e ci sarà ancora la possiblità di gettare il mio vissuto nel cinema. Può esserci ancora il modo per raccontarmi, non lo so. In questo secondo film, per esempio, all’inizio non era molto sviluppato il rapporto con la madre, ma pian piano è diventato sempre più grande.

Ma c’è, nel film, anche il tuo rapporto con le donne in generale, aggiunge qualcuno...

Di Gregorio: Che devo dire, il mio rapporto con le donne è quello che vedete nel film, un rapporto pieno d’amore, di devozione, anche di sudditanza, in qualche maniera...

Fulvia Caprara, de "La Stampa", nota come nel film si riaggiusti, in qualche modo, rispetto ai recenti fatti di cronaca, il rapporto tra giovani donne e uomini anziani. In questo film le donne sono attratte dai giovani della loro età, e agli anziani non rimane che ammirarle, desiderarle e ricavare solo qualche due di picche..

Di Gregorio: Nel film ci sono elementi di contemporaneità, ma tutto quello che emerge è spontaneo, casuale. Non l’ho fatto volontariamente. Ricercare la contemporaneità mi avrebbe messo ansia, ma se il film risulta provocatorio, bè, la cosa non mi dispiace. E poi i film, spesso, risultano più vicini alla realtà di quanto uno voglia, o abbia cercato di fare..

Su questo punto, il produttore del film, Angelo Barbagallo, interviene per dire la sua:

Barbagallo: In questo film c’è soprattutto un grande omaggio alle donne. Se c’è qualche relazione con Berlusconi? No, almeno non era un nostro intento, ma il fatto che il film esca in questo periodo mi fa molto piacere.

Ma anche Paolo Del Brocco di Rai cinema (co-produttrice del film) sente di dover dire la sua:

La Rai avrà due film a Berlino tra poco. Uno è questo e l’altro è Qualunquemente, con Antonio Albanese. Entrambi sono nati parecchio tempo fa, e non vanno visti o letti solo nel rapporto con la stretta attualità. Sono film che parlano di tante cose, e non devono essere usati solo per la polemica fine a se stessa...

Altro tema che torna nel film, nota Marco Spagnoli, è il tuo difficile rapporto coi soldi...

Il tema dei soldi, che non ci sono, è molto presente come quello della madre. Del resto quando mia madre è morta mi ha lasciato un sacco di debiti, ed ho impiegato più di dieci anni per pagarli tutti. Probabilmente il tema dei soldi, la loro assenza, la metterò anche in altri film...

Un’altra considerazione da parte della critica riguarda certe atmosfere da cinema francese che si respirano in questo secondo film di Di Gregorio...

Di Gregorio: Amo molto il cinema francese, per il suo garbo, ceti suoi autori e il suo stile. Ma più passa il tempo e più mi rendo conto di una cosa, che amo tantissimo il cinema russo e la letteratura russa dell’ottocento..

Molti attori del film sono non professionisti. Perchè questa scelta, chiede qualcuno?

Non c’è nulla di pregiudiziale o di ideologico. E’ solo che quando cerco un attore per un personaggio, mi capita che chi gli si avvicina di più non è un attore professionista. In quel caso non mi faccio il problema. Se per me va bene, può essere un attore professionista o non esserlo.

Si parla anche della Roma mostrata nel film: una Roma poco riconoscibile, a parte alcune sequenze, una Roma giovane, vivave e piena di verde.

Al di là di Piazza Navona e dell’Ara Pacis, nel film ci sono molti angoli nascosti della città. Perchè a Roma ci sono dei quatieri del centro, penso a Testaccio o a Trastevere, che anche se nel tempo sono cambiati moltissimo, hanno mantenuto una certa anima paesana. Anche gli stranieri che ci passano del tempo, o che ci vengono a vivere, dopo un pò si sentono parte integrante del contesto, vivono una certa familiarità con gli ambienti..


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