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Intervista a Barbara e Monica Sgambellone, registe del film Tutti intorno a Linda

Pubblicato il 25 agosto 2009 da Arianna Pagliara


Intervista a Barbara e Monica Sgambellone, registe del film Tutti intorno a Linda

Intervista a Barbara e Monica Sgambellone, registe del film Tutti intorno a Linda

Oltre alla regia del film, firmate insieme anche il soggetto e la sceneggiatura. Come è stato curare un progetto in due? E’ stato facile raggiungere una sintonia creativa dall’inizio alla fine, cioè dalla fase della stesura del soggetto a quella delle riprese?

È stato molto semplice. Essendo gemelle siamo in sintonia creativa e non, da quando siamo nate e per noi, perciò, è molto naturale. Non sappiamo se è così per altri gemelli ma per noi lo è.

La vostra formazione è quella di scenografe, e nel film si nota subito un’attenzione particolare all’uso del colore nelle scenografie e nei costumi. Quanto la vostra formazione di scenografe influenza e arricchisce il vostro lavoro di registe? Quale è stato il vostro rapporto con la scenografa e con la costumista del film?

È con la scenografia e la ricerca degli ambienti che inizia la costruzione per immagini della sceneggiatura. Avere una formazione da scenografe è uno strumento in più che ci fa valutare gli ambienti e gli arredi con un’ottica diversa, la stessa che ci fa scegliere i colori dei costumi che entreranno in quell’ambiente. Il rapporto perciò con la scenografa e la costumista è stato chiaro e con precise indicazioni da parte nostra, la loro professionalità ha fatto il resto.

Ci sono registi, contemporanei e non, che influenzano positivamente o ispirano il vostro lavoro, anche da un punto di vista estetico/stilistico?

Più che essere influenzate, apprezziamo e studiamo il lavoro di vari registi. Amiamo molti generi, dal drammatico, al musical, alla commedia brillante. Fondamentali nel nostro percorso sono: Stanley Kubrick, Woody Allen, Pedro Almodovar e Lars Von Trier. Amiamo molto la costruzione dell’immagine che si rifà alla pittura, come quella di Peter Greenaway o quella di alcuni film di PierPaolo Pasolini.

L’idea che sta alla base del film, quella di una gravidanza a scopo curativo, è sicuramente originale. Come nasce?

Nasce dalla conoscenza dell’endometriosi, malattia che non si cura con una gravidanza, ma che ne attenua fortemente i sintomi. Il film, però, non vuole mettere l’accento sulla malattia in sé, ma sul rapporto che la protagonista instaura con le soluzioni che le vengono proposte.

Come è stato il passaggio dalla sceneggiatura alle fase delle riprese? Quanto la sceneggiatura è rimasta inalterata, e quanto invece è stato necessario modificare, ad esempio, per esigenze logistiche e tecniche?

Le immagini del film esistono già nella propria mente durante la stesura della sceneggiatura. Per realizzarle nel modo più simile al proprio pensiero, abbiamo, prima di tutto, cercato noi gli ambienti che più si avvicinassero alle nostre esigenze, e quindi sugli ambienti reali abbiamo costruito i movimenti della macchina da presa, avvalendoci anche di uno story board. La sceneggiatura ha subito delle modifiche dovute a varie componenti da quelle economiche a quelle logistiche e tecniche.

La storia di Linda è anche quella di un’aspirante attrice che infine vede realizzato il suo desiderio. La giovane attrice protagonista, Maria Victoria di Pace, ha messo qualcosa di autobiografico nel personaggio?

Oltre al fatto che Maria Victoria Di Pace sia un’attrice, non c’è niente di autobiografico che la riguardi. Abbiamo solo tenuto conto delle sue origini italo-argentine.

Qual è stato il vostro rapporto con la produzione? Quanto, secondo voi, si è costretti a scendere a patti con esigenze diverse dalle proprie quando si fa un film, che è sempre un lavoro collettivo, che necessita per forza di cose l’apporto tecnico/artistico di più persone?

Quando si realizza un film bisogna tener conto, non soltanto delle proprie esigenze, ma anche di quelle di chi ti permette di realizzarlo.

Nel panorama del cinema italiano di oggi ci sono film o registi che apprezzate in particolare? E, sempre nel contesto del cinema italiano contemporaneo, quali sono le difficoltà maggiori per due giovani registe emergenti?

Risponde Barbara- Un film che ho apprezzato molto negli ultimi tempi è stato “Le conseguenze dell’amore” di Paolo Sorrentino.

Le difficoltà per i giovani registi sono molte, bisogna sperare e provare a superarle. Vedremo cosa accadrà.


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