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Intervista a Cristiana Capotondi - MoliseCinema 2014

Pubblicato il 13 agosto 2014 da Giammario Di Risio


Intervista a Cristiana Capotondi - MoliseCinema 2014

Si è conclusa domenica scorsa la dodicesima edizione di MoliseCinema che anche quest’anno, a partire dal cinque agosto, ha allietato, con le immagini in movimento e tanti eventi culturali, la curiosità dei cinefili molisani a non. Sotto la direzione artistica di Federico Pommier Vincelli, la kermesse ha offerto varie linee di interazione mediante più sezioni; la più importante, “Paesi in corto” (corti internazionali), ha visto la vittoria di Drone Strike, storia di un pilota di aerei la cui vita tranquilla ed equilibrata viene ad interagire con l’assurdità della guerra; per la sezione “Percorsi” (corti italiani), il primo premio è andato a Non sono nessuno di Francesco Segré, in cui lo spazio di significazione è Napoli e ci troviamo catapultati in un’ambulanza con tre paramedici che si ritroveranno presto a rischiare la loro stessa vita. Miglior documentario, per la sezione “Frontiere”, è stato giudicato Piccoli così di Angelo Marotta, in cui abbiamo i momenti più autentici dell’esistenza, la gestazione e la nascita, visti come una lotta per la sopravvivenza faticosa e carica di amore e dolore. Infine per la sezione “Paesi in lungo – Lungometraggi” (opere prime e seconde), il premio K, realizzato dall’artista Baldo Diodato, è andato a La mafia uccide solo d’estate di Pif , film che racconta, sfruttando le tecniche del romanzo di formazione, la vita del piccolo Arturo che, con i suoi occhi, il suo vivere Palermo con i sogni e lo stupore tipici dell’infanzia, ci fa rivivere il periodo della scalata dei Corleonesi alla cupola mafiosa. Un film delicato, pluripremiato in Italia e all’estero, che si prende la responsabilità di raccontare un periodo scomodo, carico di nebulosa, utilizzando una modalità di racconto originale, in cui si ribaltano i versanti retorici e si utilizza l’ironia di un gesto, l’ autenticità di un sentimento sempre in chiave leggera e con il tragico che emerge per produrre nello spettatore unicamente versanti riflessivi. La kermesse ha visto inoltre la presenza di tanti ospiti anche quest’anno, da Flavio Bucci, a cui è stata dedicata una ricca retrospettiva a Rolando Ravello, da Fabiana Sargentini a Giovanni Piperno, da Raffaele Verza a Cristiana Capotondi, quest’ultima sicuramente uno degli ospiti più apprezzati dal pubblico. L’attrice romana è arrivata in Molise l’otto agosto per presentare il film di Pif, di cui è protagonista nella parte di Flora, la piccola creatura di cui si innamora Arturo e che sarà il vero detonatore emozionale della parabola del ragazzo. Noi di Close up abbiamo avuto il piacere di intervistarla per parlare di Molise Cinema e della positiva esperienza maturata con il regista siciliano.

Come prima cosa ti chiedo un pensiero su MoliseCinema e sull’attuale salute dei circuiti festivalieri. Quest’ultimi possono ancora avere forza propulsiva nel dibattito culturale, cinematografico o troppo spesso vivono versanti passivi, fine a se stessi?

MoliseCinema la considero una bellissima realtà, soprattutto per la sua grande capacità di coinvolgere una regione intera; se gli obiettivi di un festival di cinema debbono essere portare lavoro sul territorio, manifestare il cinema alla provincia e stimolare le persone a interagire con le immagini in movimento credo che tale versante sia pienamente nelle corde di questa manifestazione. Per quanto riguarda la salute dei circuiti festivalieri credo che bisognerebbe trovare un periodo clou in cui organizzarli, per poi avere, di fatto, un forte versante interattivo con la programmazione nelle sale cinematografiche. In questo modo il cinema potrebbe ritrovare molto pubblico, a maggior ragione quel cinema che non ha un accesso alla programmazione nelle multisale. La settima arte funziona soprattutto come passa parola quindi ben vengano i Festival anche se ci sono alcune manifestazioni che restano chiuse nel loro recinto di significazione; ma non è il caso di MoliseCinema.

In La mafia uccide solo d’estate abbiamo una struttura a mò di romanzo di formazione; quali processi di identificazione possono scattare in un bambino e in un adulto?

Questo film racconta come un bambino ha vissuto determinati eventi legati alla mafia in un periodo nero per la Sicilia e per la storia italiana; essendo un punto di vista parziale e che quindi tratta l’argomento in maniera circoscritta, credo che in un ragazzino possa palesarsi curiosità, voglia di sapere. L’adulto viceversa, che già dovrebbe conoscere la storia e gli accadimenti di quegli anni neri, potrebbe legare le sue sensazioni più alla linea romantica e alla storia d’amore che si sviluppa tra i due protagonisti. Arturo, con i suoi sogni e i suoi obiettivi, affronta un processo di ricerca dell’identità e Flora diventa anche un termine di paragone, di confronto continuo su questo tema essendo lei una donna totalmente indipendente. Anche grazie a lei Arturo viene continuamente pungolato nella ricerca di una vera e propria affermazione sessuale e sociale.

La prima cosa che fai il primo giorno di set?

Non ho particolari riti scaramantici tranne il fatto che devo fare la pipì appena arrivata perché non so quando la potrò rifare durante le scene e, soprattutto, se la potrò rifare. Successivamente mi presento a tutta la troupe con un focus particolare sul reparto fotografia, visto che quest’ultimo mi è molto utile. Sono dei ragazzi che fanno sempre un lavoro attento, certosino, artistico; fotografare un viso, organizzare le luci per uno spazio particolare non è mai semplice e la possibilità di avere un rapporto di stima con loro mi fa lavorare meglio.

Ultimamente hai recitato più volte in siciliano. Qual è lo scrittore siculo che più ti ha formato?

Indubbiamente Leonardo Sciascia e mi riferisco soprattutto al romanzo “Il giorno della civetta” dove si comprende bene il mondo siciliano e il problema mafioso. Quest’ultimo viene raccontato magistralmente e non mi riferisco solo allo svelamento delle architetture mafiose e il loro innestarsi nel quotidiano delle persone, viceversa anche la lucidità di Sciascia nel metaforizzare ciò attraverso semplici frasi, strappi verbali, immagini

I tuoi progetti futuri?

Sono in uscita il 18 settembre con Un ragazzo d’oro di Pupi Avati con Riccardo Scamarcio e Sharon Stone mentre il 23 ottobre esce Soap Opera, il terzo film di Alessandro Genovesi con Fabio de Luigi, Diego Abbatantuono, Chiara Francini, Ale e Franz e Caterina Guzzanti. È una commedia dalla cifra estetica molto particolare, direi francese. Un film d’atmosfera che spero possa piacere agli italiani.

Noi di Close up facciamo un grande il bocca al lupo alla Capotondi per il suo percorso artistico e a MoliseCinema per il suo futuro; speriamo e crediamo che questo Festival possa crescere ulteriormente in termini di utenza e offerta, senza mai far venire meno quel radicamento con il territorio che apre alla memoria, alle radici, a quelle terre del sacramento decantate da Jovine che sono alcova di significazione e teatro di rappresentazione. Terre che, attraverso la lanterna magica del cinema, accolgono artisti ogni anno per una fetta di tempo carica di cultura, interazione, vita.


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