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Intervista a Dallas Mayr (Jack Ketchum)

Pubblicato il 26 novembre 2009 da Alessandro Izzi


Intervista a Dallas Mayr (Jack Ketchum)

Abbiamo incontrato Dallas Mayr (in arte Jack Ketchum) a Roma in occasione della presentazione dell’edizione italiana del suo libro Red. Per noi è stata, soprattutto l’occasione per poter parlare di The girl next door, romanzo presto edito da Gargoyle la cui bellezza ci ha convinti a dedicargli uno speciale. Un’occasione ghiotta per parlare di horror, di libri e di cinema.

Lei ha, a più riprese, dichiarato di essere soprattutto interessato all’horror insito nella vita vera (ed è questo uno dei motivi per cui è così disnteressato al soprannaturale), eppure leggendo i suoi romanzi si ha molto l’impressione che ci sia in essi una forte influenza cinematografica. E’ vero?

Si, in effetti io sono cresciuto non solo leggendo molto, ma anche vedendo film tutto il tempo. Non solo film o libri horror, ma di ogni genere.

E c’è qualche horror movie che l’ha particolarmente influenzata?

Nello scrivere horror sono stato sicuramente influenzato da Night of the living dead, The Texas chainsaw massacre, i primi film di Cronenberg. In maniera particolare, quindi, Romero, Hooper e Cronenberg. Questi tre registi sono stati particolarmente significativi per me non solo per quel che riguarda i contenuti, ma anche a livello stilistico. Off season, il mio primo romanzo, ha la stessa struttura di Night of the living dead ed è pensato come fosse "scritto" in tempo reale, nello spazio di una sola notte. In effetti io cerco sempre di trovare, sulla pagina, una forma di coinvolgimento cinematografico. Voglio entrare nel profondo dell’emozione e voglio che il lettore senta le cose come se stessero succedendo a lui (ride)

E nell’horror contemporaneo cinematografico c’è qualche autore che ritiene particolarmente significativo?

Credo Tarantino, se lo si può considerare un autore horror. Secondo me lo è.

Lei ha detto parole molto elogiative nei confronti della sceneggiatura di The girl next door. Questi elogi riguardano solo la sceneggiatura o sono estendibili al film nella sua interezza?

Mi piace tutto il film. Mi piace Blanche Baker nella parte della villain e mi piacciono tutti gli attori. Credo sia un film ben diretto e che sia stato molto rispettoso dei miei temi e dei miei personaggi.

Ma c’è qualcosa in particolare che rimpiange sia andata perduta nella riduzione?

Si. Non solo in The girl next door, ma in tutti i film. Sempre. C’è sempre qualcosa che avrei voluto rimanesse e che invece resta fuori. Nel caso di The girl next door, purtroppo proprio alla fine delle riprese hanno finito i soldi. Così non hanno potuto assumere una stunt che simulasse la scena della caduta dalle scale di Ruth dopo essere stata spinta da David. Io volevo veramente che David la spingesse giù dalle scale come avviene nel romanzo, ma non avevano più soldi e sono stati costretti a ridimensionare tutta la parte finale che è diventata quella che ora si vede nel film. Purtroppo avevano speso un sacco di soldi per le prime riprese dall’alto a New York city e, alla fine, si sono ritrovati senza soldi proprio per la parte finale del romanzo. Così, invece di far vedere David che colpisce la donna, che è proprio quello che molti spettatori avrebbero apprezzato, abbiamo il finale della confusione generale. Ma non è il mio finale. Io volevo che David agisse alla fine. Semplicemente spingendola. In questo modo viene, invece, amplificata la passività del personaggio che nel romanzo non è propriamente tale.

E cosa ci dice del modo in cui è stata resa Ruth? Anche lei ha perso qualcosa nel passaggio dalla pagina scritta al film

Assolutamente no. Penso davvero che Blanche Baker sia un’ottima attrice. Proprio all’inizio del film lei riesce a far sembrare Ruth sana di mente. Tutti i ragazzi la amano. Bevono con lei e fumano con lei e lei sembra davvero una bella persona. Poi il personaggio lentamente si disintegra. Blanche l’ha colto perfettamente. E ciò è ancora più impressionante se si considera che gli attori recitano fuori del contesto con scene che non seguono l’ordine cronologico degli eventi. E, invece, Blanche, cui capitava di dover girare una scena in cui era apparentemente sana subito dopo una scena in cui era invece già assolutamente folle, è riuscita a mantenere una concentrazione assoluta sul personaggio e ne ha tirato fuori un senso di peggioramente progressivo assolutamente coerente.

The girl next door è anche un romanzo sulla perdita dell’innocenza dell’intero paese. E’ questa una cosa che aveva preventivato sin dall’inizio oppure si è sviluppata man mano che procedeva nella stesura del romanzo?

Certo io volevo assolutamente che il microcosmo che mettevo in scena contenesse sia il lato allegro e le facce felici dell’America anni ’50, sia il lato oscuro che vi si annidava sotto.


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Recensione al dvd del film tratto da The girl next door


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