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Intervista a Donatella Finocchiaro: Molise Cinema 2013

Pubblicato il 16 agosto 2013 da Giammario Di Risio


Intervista a Donatella Finocchiaro: Molise Cinema 2013

Se andaste curiosi a rileggere il programma di Molise Cinema 2013, trovereste mancare, alla voce incontri, il nome di Donatella Finocchiaro. Un po’ per scaramanzia e un po’ per tempistica, gli organizzatori hanno “protetto” la notizia della sua presenza, sotto le stelle molisane, fino a pochi giorni prima dell’inizio della kermesse. Un Festival che quest’anno ha premiato deciso l’occhio e la sensibilità femminile, con la vittoria, per la sezione Percorsi – Corti Italiani di Solo da tre giorni di Yuki Bagnardi e Teresa Iaropoli, continuando con la menzione speciale a Cloro di Laura Plebani e il premio del pubblico a Non è successo niente di Chantal Toesca. Il premio del pubblico, per la sezione Paesi in corto – Corti internazionali, è andato alla regista argentina Marina Sereseski per l’opera La Boda, mentre la giuria ha invece scelto come vincitore Dedowtschina, del tedesco Maxim Kuphal Potapenko. Ancora protagonista Teresa Iaropoli che, in co-direzione con Margherita Pescetti, ha trionfato nella sezione Frontiere con il documentario Passo a due mentre, parlando di Paesi in lungo, di fatto i lungometraggi proiettati all’aperto in Arena, il pubblico ha mostrato grande ammirazione per Amiche da morire di Giorgia Farina. Porta a casa una menzione speciale e il premio del pubblico anche il documentario Noi non siamo come James Bond di Mario Balsamo. Un Festival che, dal sei all’undici agosto, ha dimostrato qualità e soddisfacenti numeri in termini di presenza di pubblico, presentando le sue punte di diamante, nell’interazione tra fruizione e grande personaggio, con Giorgio Colangeli e, appunto, la bella e mediterranea Donatella Finocchiaro. Quest’ultima ha presentato, con la regista Fabiana Sargentini, il film Non lo so ancora, proiettato in anteprima alla quarantanovesima edizione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro e che ha emozionato la platea molisana nella bellissima cornice di Casacalenda. Close – up ha voluto incontrare la brava attrice per conoscere meglio il suo lavoro sul personaggio di Giulia.

In Non lo so ancora è evidente riscontrare due modelli attoriali che si fondono grazie alla storia e alla regia non trova?

È l’incontro bellissimo tra due generazioni; Giulio Brogi ha scritto pagine importanti del nostro cinema ed è sia una bella persona che un grande attore, visto che ha recitato in tanti film. Questo per me ha significato una crescita professionale e un ulteriore mattone espressivo per il mio metodo di recitazione.

Parliamo di una storia coerente e sincera, che non si fa beffa dello spettatore.

È un film con un suo stile e già in fase di lettura della sceneggiatura percepivo atmosfere particolari, da film francese. In fondo emerge la semplicità di portare allo spettatore il racconto di una situazione in cui sono i dubbi a caratterizzare e far muovere i protagonisti.

Dubbi da un lato anche se poi questi due personaggi sono fattivi dall’inizio alla fine vero?

È vero. Sono fattivi al massimo e in una giornata fanno moltissime cose. Ritmi lenti e atmosfere epifaniche potrebbero portarci a considerarlo un film terapeutico, che rilassa portando lo spettatore a porsi delle domande, a sviluppare delle riflessioni sul nostro contemporaneo.

Forse il limite di questo film è che siete troppo bravi voi due rispetto alle comparse?

Non ci sono tante comparse, chiaramente io e Giulio siamo in quadro dall’inizio alla fine. A volte ci sono dei piccoli intermezzi dove interagiamo con l’”esterno” ma è roba di pochi attimi.

Questi due eroi sono le proiezioni dell’amicizia nata tra Fabiana Sargentini e Morando Morandini. Com’è riuscita a entrare in contatto con la sensibilità della regista?

Sul set percepivo la reale natura autobiografica di ciò che stavo andando a interpretare. Poi ho visto il film e, in alcuni passaggi, mi osservavo e vedevo Fabiana. C’è anche una somiglianza fisica tra noi due in alcune fotografie. Detto questo, è stato semplice entrare in contatto con lei e forse per questo il film trasuda purezza, autenticità.

Aristotele diceva che l’uomo perde tempo ad allungare la vita quando invece bisognerebbe allargarla. Giulia e Ettore “allargano” il loro spazio?

Lo allargano e si prendono il loro tempo. Non hanno obiettivi precisi ma solo la volontà di affidarsi all’istinto. Riescono alla fine a fare quasi le stesse cose e Fabiana è stata brava a far emergere il concetto di amicizia. Gli amici ci somigliano, prendono da te e tu prendi da loro senza accorgertene, naturalmente.

Ci si ritrova nella fiducia di Giulia?

Nella realtà io sono una persona molto nevrotica e sicuramente nell’attimo in cui fossi stata investita da un perfetto sconosciuto, come accade nel film, non avrei usato le buone maniere mandandolo subito a quel paese.

A Molise Cinema quest’anno c’è stato anche l’immaginario di Giuseppe Tornatore con il documentario di Luciano Barcaroli e Gerardo Panichi. Un suo pensiero a riguardo?

L’incontro con Peppuccio all’epoca di Baarìa è stato caratterizzato da una forte emozione. Io ho fatto poche pose ma ricordo questa scenografia impressionante, sembrava di stare a Gardaland. Poi si ritorna alla realtà e resta il grande amore, soggettivo e partecipe, per il film e per la poetica di un regista originale e consolidato.

In conclusione: i suoi progetti futuri?

Quest’anno sto lavorando più all’estero che in Italia ma mi vedrete a novembre sicuramente in una fiction televisiva per la RAI, girata in Sicilia e in Belgio, con la regia di Pupi Avati.

Collegamenti:

http://www.close-up.it/pillole-da-m... http://www.close-up.it/non-lo-so-ancora


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