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Intervista a Karim Ouelhaj

Pubblicato il 3 gennaio 2009 da Simone Isola


Intervista a Karim Ouelhaj

COME È NATO QUESTO FILM?

Questo progetto nasce dalla volontà di fare del cinema, rappresentare dei personaggi cercando di andare oltre l’ipocrisia, spingersi sino al profondo della loro anima.

MACCHINA A MANO E MONTAGGIO ADRENALINICO. LE RAGIONI DI QUESTE SCELTE STILISTICHE.

Le scelte dipendono sempre dai miei riferimenti cinematografici; Oliver Stone, Kitano, Abel Ferrara. Mi sono diplomato all’accademia delle belle arti di Liegi, sono autodidatta. Nessuno mi ha mai spiegato forse anche per questo il film è così radicale; l’ho voluto così, ed è stato importante per me girarlo. L’utilizzo della macchina a mano ben si adatta alla rappresentazione del mondo ruvido e cupo di Parabola.

COME HAI SCELTO GLI ATTORI?

Sono tutti attori teatrali; ho dovuto decostruire parte della loro recitazione, ma sono soddisfattissimo del risultato.

L’ULTIMA PARTE DEL FILM È MOLTO DURA, LA SCENA DELLO STUPRO È BRUTALE E INSOSTENIBILE. DURANTE LA PROIEZIONE ABBIAMO NOTATO QUALCHE PERPLESSITÀ NEL PUBBLICO. COSA NE PENSI?

Io non voglio accarezzare il pubblico, voglio colpirlo.

AD OGNI COSTO?

Questo film l’ho ideato complessivamente, quindi la violenza, lo stupro, sono elementi fondamentali, senza i quali il film stesso non esisterebbe. E’ chiaro che spero di avere un’evoluzione, sono cosciente che il film ha dei limiti, spero di maturare con il prossimo film.

QUAL’È LA CITTÀ DOVE È AMBIENTATO PARABOLA?

E’ Liegi. L’ho filmata attorno ai personaggi; quei lunghi corridoi combaciano con le vite chiuse e soffocanti dei personaggi.

QUASI TUTTE LE INQUADRATURE DEL FILM SONO IRREGOLARI. COSA PUOI DIRCI A RIGUARDO? Ho creato una sorta di spirale, una regia a 360°...restituisce un’impressione di caos, di frastuono. Il low badget del film mi ha permesso una grande libertà nella regia.

QUALE SITUAZIONE RAPPRESENTA QUESTO FILM? O É UNA METAFORA?

Trovo che la società attuale viaggi a due velocità; dal punto di vista tecnico progredisce, dal punto di vista umano regredisce; con questo film volevo proprio rappresentare il lato disumanizzato dell’uomo.


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