Intervista a Laura Chiatti

Abbiamo incontrato Laura Chiatti, madrina dell’undicesima edizione del festival “Schemi d’amore”, a margine dell’incontro organizzato da Paolo Romano e Giancarlo Beltrame per i fan della giovane attrice italiana
Da un recente sondaggio Laura Chiatti è risultata essere al terzo posto nel gradimento degli italiani, dietro solamente a Riccardo Scamarcio e Simone Cristicchi, e davanti a Micelle Hunzicher. Risulta dunque la donna più popolare. Qual è il segreto del suo successo?
Non leggo mai i giornali che parlano di me ma mi fa molto piacere questa classifica. Il segreto, forse vedono in me un essere normale. Questa è la presunzione che ho, essere una persona normale in un mondo in cui ce ne sono poche.
La sua scelta di lavorare prevalentemente nel cinema, lasciando da parte le sue origini televisive, appare molto coraggiosa soprattutto se si considera il momento che il nostro cinema sta attraversando
E’una cosa molto casuale il mio approccio al cinema. Anche se ormai faccio questo lavoro da dieci anni io ho sempre amato lavori molto normali, mio padre fa il metalmeccanico, mia madre lavora in un negozio di abbigliamento. Non ho nessuno in famiglia che faccia parte del mondo del cinema e anche i miei gusti da spettatrice erano particolari. Mi piacciono film come “Scary movie” o “Eccezziunale veramente”, ad esempio. Alcuni mi vedono come un’attrice di nicchia ma non lo sono per niente
Com’è arrivata a lavorare in televisione?
Ho studiato canto per cinque anni poi ho partecipato ad un concorso dove varie ragazze partecipavano, suddivise in varie categorie. Io ero lì per cantare, la mia vera passione, ma sono risultata la più bella
“Ho voglia di te”, “Notte prima degli esami” sono titoli di grande successo al botteghino che potremmo tranquillamente ascrivere al cosiddetto teen-drama. Lei che ha avuto l’occasione di confrontarsi con questo genere sia sul piccolo che sul grande schermo quale crede che sia il linguaggio più adatto per raccontare questo tipo di storie?
Dipende da come una storia viene raccontata, io non faccio distinzioni di fondo fra il cinema e la televisione, fra i messaggi che può veicolare un mezzo o l’altro. Sia io che Riccardo (Scamarcio ndr.) venivamo dal mondo della televisione e approdavamo al cinema con un bagaglio importante. Non credo ci siano grandi differenze. L’unica diversità è che per vedere una fiction non bisogna fare un biglietto, è più semplice da questo punto di vista
Sinceramente, cosa pensa della critica che, a torto o ragione, storce il naso davanti a pellicole come “Ho voglia di te”? E quale pensa sia il ruolo di film come questo?
“Ho voglia di te” è un film che non aveva aspettative nei confronti della critica, è un film semplice, che racconta una storia d’amore. Lo scopo principale del film è quello di far sognare tantissimi giovani, cercando di fargli immaginare qualcosa che nella realtà non accade, almeno non in modo così idilliaco. Abbiamo accettato di fare questo film consci del pubblico al quale era indirizzato. In Italia poi la critica è particolarmente dura nei confronti dei film italiani, anche “L’amico di famiglia” ha avuto giudizi molto duri.
A proposito del film che ha realizzato con Sorrentino, i francesi durante lo scorso festival di Cannes hanno rivisto in lei l’immagine di Brigitte Bardot. Che effetto le fa essere paragonata ad un mito come lei, la spaventa?
Non ho paura del paragone, mi fa molto piacere essere associata a Brigitte Bardot, anche se credo che lei sia unica
Giampiero Francesca

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