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Intervista a Luca Miniero

Pubblicato il 11 febbraio 2014 da Monia Manzo


Intervista a Luca Miniero

Dopo l’enorme successo di Benvenuti al Sud e il sequel Benvenuti al Nord, Luca Miniero si conferma ancora una volta come uno dei registi e sceneggiatori preferiti dal grande pubblico e ben visto dai critici italiani, che lo collocano in una tipologia di commedia italiana mai volgare o dominata dai cliché indirizzati alla risata facile e mai alla riflessione.

Lo incontriamo nella sua casa romana, appoggio per i suoi numerosi impegni lavorativi, ma la sua vera residenza è in Toscana, precisamente nel capoluogo.

Quanti anni avevi quando ti sei avvicinato al cinema e come mai ne sei stato attratto?

Sono partito in verità dalla pubblicità; ho cominciato come creativo per un’agenzia pubblicitaria, il mio primo film "Incantesimo napoletano"del 2000 in collaborazione con Paolo Genovese non corrisponde all’inizio della mia carriera di regista. Prima avevo fatto dei corti e soprattutto pubblicità. Poi ho lasciato la pubblicità: ho avuto successo con Incantesimo napoletano, meno con il film successivo, poi il grande successo con Benvenuti al sud.

Pensi comunque che la pubblicità sia una forma filmica importante?

Si molto, perché ti insegna la sintesi, la messa in scena, anche la direzione degli attori. Certo esiste tanta pubblicità brutta, ma esiste anche tanta pubblicità bella, che molti italiani non conoscono, invece un’importante produzione di pubblicità di livello la troviamo in Inghilterra, e comunque alla fine ci arriva di riflesso anche a noi, quindi la guardiamo.

Pensi che ci sia un livello tecnico molto alto per quanto concerne la troup di pubblicità televisive?

Si. Per quanto riguarda gli attori si sa che non sono molto noti, però alcuni partono proprio dalla pubblicità e diventano famosi. Come Accorsi.

Charlize Theron...

Alba Rohrwacher, davvero ce ne sono tanti.
La pubblicità è una buona opportunità insieme al cortometraggio per farsi conoscere.

Se dovessi descrivere un "primo" Miniero dall’ "ultimo" Miniero cosa diresti che è cambiato, invece cosa è restato esattamente lo stesso, magari perché ci tieni che rimanga così.

Diciamo che ora la differenza, è che nonostante sia rimasto un cinema di qualità, ho meno resistenze verso un cinema di largo consumo, ormai mi sono diretto verso un tipo di film popolare.
Quando ho cominciato ero meno ampio, ero meno popolare perché ci tenevo a differenziarmi, per farmi conoscere come regista di un certo spessore, quindi cercavo un film di qualità e originalità.
Ora mi oriento più verso il film popolare seppur mai di scarsa qualità.

Diciamo che lo stesso discorso che per te vale nella commedia, seppur in un tipo di cinema diverso, vale anche per Sorrentino; c’è questa polemica sulla facile popolarità attraverso un film dai richiami felliniano, quindi dall’appeal internazionale...vedi la vittoria ai Golden Globe.

Grazie per il paragone. Secondo me Sorrentino ha fatto dei film molto belli. Per quanto riguarda la polemica contro il film non la capisco proprio. Sembra che gli Italiani sparino contro i loro artisti migliori.

Anche perché poi non si premia solo il film ma anche l’artista e quello che è riuscito a creare con la sua poetica.

So che ce l’hanno con quel film, ma non capisco perché la polemica. Sia stata così accesa.

Forse si sono sentiti colpiti al cuore, perché magari in realtà siamo un po’ decadenti ormai...

Sì potrebbe essere. Poi non credo che lui abbia fatto questo film per piacere agli Americano, non credo ci sia un tentativo strumentale da parte sua; non credo che per vincere qualcosa si debba fare un brutto film.

Pensi che nei film di Sorrentino ci siano dei personaggi comici, non esattamente come i tuoi ma con una vena di ironia nostrana?

Sì c’è sempre un’ironia nei personaggi sorrentiniana.

Di dov’è Sorrentino?

Napoletano. Noi in verità ci conosciamo abbiamo fatto lo stesso corso di laurea. Però adesso on voglio che sembri che io mi stia paragonando a lui...sai le polemiche.

Come ti sei trovato con gli attori di questo film?

Benissimo delle persone speciali, molto particolari. Come Luca Argentero, Paola Cortellesi e Rocco che già conoscevo. Gli altri seppur non conoscendoli da prima di girare, devo ammettere che nel complesso hanno reso la lavorazione del film più semplice.

Invece i bambini? Come li hai trovati? Ti seguivano?

I bambini li ho trovati dopo 5000 provini, però devo dire mi piace molto lavorare con loro. I bambini più che dirigerli devi sceglierli giusti. A me non piacciono quelli fatti a marzianetti...

Ti piacciono un po’ pesti?

Sì, sì a me piace molto lavorare con loro, credo che anche nel prossimo film ce ne saranno alcuni.

Nel panorama italiano come lo vedi questo sviluppo del documentario? Come lo vedi questo nuovo "equilibrio"?

Diciamo che stiamo avendo una fusione di cinema documentario e di fiction, non mi sembra neanche nuova, quindi credo che sia giusto così. Non mi aspettavo che potesse comunque vincere un documentario a Venezia, quindi direi che questa è la cosa un po’ più anomala.

Se ti proponessero di fare una docu-fiction saresti interessato?

Sì però in questo momento non avrei il tempo.

Hai già in mente il prossimo film?

Ci sto lavorando. Non voglio rallentare come è accaduto per l’ultimo film.

Ti è quindi capitato di avere delle sceneggiature pronte e di doverle riprendere dopo un periodo di stop?

Sì mi è già capitato, mentre ora voglio concentrarmi il più possibile sul lavoro e continuare con il tema Nord/Sud, che in verità è un modo per parlare anche di altri elementi e avvenimenti.
Spesso sono accusato di fare lo stesso film, io invece parlerei di un modo di fare film, di una poetica.

Un’ultima curiosità: per il personaggio di Papaleo del film Un boss in salotto ti sei ispirato a qualcuno?

Purtroppo si ma meglio non dirlo.

Luca Miniero ha vinto un premio come migliore documentario al Festival di Oberhausen nel 1999 con Incantesimo napoletano, dove pochissimi italiani sono riusciti a spuntarla: non è una colpa saper fare e bene cinema in tutte le sue gamme.


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