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Intervista a Rossella Seno: la mia Milly per raccontare le donne.

Pubblicato il 5 aprile 2015 da Monia Manzo


Intervista a Rossella Seno: la mia Milly per raccontare le donne.

Incontriamo Rossella Seno nella sua casa romana davanti ad un caffè. Ha uno sguardo dolce e felino al contempo come il suo grazioso gatto. I suoi capelli rossi incorniciano un viso luminoso e espressivo tipico di chi ha avuto il dono della comunicatività da sempre. Cantattrice veneziana, è presente sulla scena teatrale, televisiva e musicale con performance dalla particolare personalità. Spesso è ironica, a volte autenticamente passionale.

Le facciamo una domanda retorica che però è fondamentale per capire il percorso di ogni artista: come ti sei avvicinata al teatro?

"Il canto, la mia prima vita, mi ha portato al teatro che è una logica conseguenza del mio percorso artistico. Ho iniziato per caso e sembrerà assurdo ma è successo anche a me di accompagnare un mio amico a fare un provino per entrare all’Avogaria e hanno preso me e lui no purtroppo".

Dopo il diploma Rossella si trasferisce a Roma continuando gli studi teatrali e musicali : con Carlo Merlo dell’Accademia Silvio d’Amico, seguendo il “Metodo” con Francesca De Sapio, con Beatrice Bracco, e con Michel Margotta, tutti membri dell’Actors Studio.

Hai centrato i tuoi obiettivi nell’aver frequentato tanti corsi?

Si il mio obiettivo era l’utilizzo del teatro per mio lavoro musicale: credo molto nella parola, ma in una parola che sia in musica. È questo il motivo per cui affronto il teatro canzone, credendo in un testo musicato.

Quali sono stati i tuoi autori di riferimento?

Io adoro i cantautori che di per sé fanno già teatro: Gaber, Fossati, De Gregori, Battiato, Capossela, che secondo la mia opinione è l’ultimo dei veri grandi autori. Credo che nelle canzoni di questi artisti ci sia già una trama, una logica conseguenza di immagini: si vive una storia. Punto molto sul cantautorato, anche se non scrivo mi affido agli autori, gli dico le mie idee.

Qual è l’ultimo concerto che hai visto?

De Gregori, semplicemente straordinario. Puro incanto, pura bellezza. Dei cantautori come lui mi colpisce la poetica e la scrittura. Elementi su cui per esempio alcuni miei amici jazzisti/puristi non sono d’accordo, in quanto danno molta più importanza alla musica piuttosto che ai testi. Ciò non significa che la musica sia meno importante, ma per me è indispensabile la stesura di un testo, che mi deve quindi convincere. Oggi ci sono tantissimi talenti, ma se analizziamo bene mancano purtroppo i contenuti.

Pensi che la mancanza di contenuti sia un elemento generazionale?

Non so. Forse è voluta, visto che i giovani sono spesso gestiti da adulti che un passato lo hanno. Credo comunque che ci sia un modo sbagliato di rivolgersi ai giovani come se loro non apprezzassero i contenuti. I miei riferimenti da piccola erano invece cantautori come Guccini, Venditti, De Gregori che invitavano alla lotta, all’azione, stimolavano delle idee.

Anche tu hai una "poetica", che forse è stata influenzata da Milly, un personaggio che hai fatto tuo e portato in scena.

Quello con Milly è stato un colpo di fulmine tantissimi anni fa attraverso un 33 giri. Vidi due occhi aperti al mondo, come dico di solito. Ho conosciuto questa sua voce così grave e così sincera e mi colpì, oltre ai i contenuti, la sua ironia, che le invidio molto. Per non parlare del fatto che una volta comunque si osava, parlando di qualsiasi argomento, si ironizzava dicendo tutta la verità; oggi credo non si faccia abbastanza.

Come si trova una veneziana doc come te a vivere nella capitale, città così confusionaria e popolosa?

Dirò una cosa per cui forse mi odieranno, ma spero la prendano bene. Io dico sempre che Roma è una che incanta, promette ma non mantiene. Lo devo ammettere, a Roma tutto sembra facile: "non c’è problema", e quando qualche persona mi dice questa frase comincio già a sentire i brividi che partono...come si dice dal copin arrivano fino in fondo alla schiena. Il problema in effetti c’è ed è evidente. Io adoro i romani, la loro simpatia, però c’è una cosa che mi allontana un po’: la superficialità. Non so se possa essere un problema generale degli esseri umani di oggi, ma si è bendisposti con tutti apparentemente, perché poi in verità si cela solo indifferenza. Mi piacerebbe che ci fosse più verità.

Pensi che sia il periodo storico a determinare questo atteggiamento?

Assolutamente si come accennavo prima. Credo che a Roma sia un po’ più evidente che in altre città come Milano o la mia Venezia, perché essendo così grande è molto dispersiva.

La dispersività intesa anche come moltitudine, quindi esagerata concorrenza, ti ha fortificata o ti demoralizza?

Basti a te stessa. Alla fine impari a bastarti da sola. C’è una frase nella mia "Milly": "A guardar bene non c’è nessuno". In verità non c’è sempre qualcuno: siamo soli. Spesso non sappiamo chi abbiamo davanti, seppur si possa trattare di un nostro caro.

Faresti uno spettacolo su un gruppo di donne?

In verità diversi anni fa sono stata coinvolta in uno spettacolo che parlava di un gruppo di amiche: "Sex and the city", versione teatrale della famosa fiction americana. È andata molto bene, perché lavorare con "certe" donne è fantastico. Lavorare con altri tipi invece è molto faticoso.

Cosa consigli a queste donne così ostiche?

Di capire che l’altra donna la si dovrebbe valorizzare perché è come se avessimo uno specchio davanti: siamo sempre noi. Credo che se noi donne riuscissimo ad essere più compatte il mondo sarebbe molto migliore. Mentre gli uomini si spalleggiano molto.

Con chi vorresti lavorare oggi?

Se parliamo di musica mi piacerebbe lavorare con una come Nada, che stimo tantissimo per il suo stile. E poi se parliamo di uomini vorrei tanto lavorare con Fossati: è il mio sogno sin da bambina, ma sono riuscita a malapena a brindare al suo addio.

Come descriveresti la tua carriera?

Ho avuto la grande fortuna di lavorare con dei grandi: Mario Castelnuovo, che ha scritto delle canzoni come "La Rossa di Venezia", ideata appositamente per me e per lo spettacolo con la regia di Claudio Insegno. Poi Piero Ciampi che mi ha donato moltissimo. E infine Milly che è un po’ la summa di alcune tematiche, trattate attraverso delle canzoni purtroppo sempre attuali: l’odio che genera la guerra, il maschilismo, che sta ritornando dopo tanti sforzi fatti nel passato. Anche perché sappiamo quanto sia difficile per una donna avere valore a prescindere dai rapporti con gli uomini: a chi sei figlia, con chi sei sposata, di chi sei l’amante. Purtroppo ancora oggi la donna ha bisogno di un uomo che la porti. Milly non ha mai avuto bisogno di tutto questo: è stata corteggiata da un principe, aveva Cesare Pavese che le scriveva delle bellissime lettere, è stata la donna di Dupont. Aveva il mondo in mano ma decise di fare l’artista. Fu la prima ad essere scelta da Strehler per interpretare Jenny delle Spelonche. Milly per me significa dare dignità alla donna.

Ti piacerebbe interpretare quel ruolo oggi?

Non so, bisognerebbe avere un regista come Giorgio Strehler.

Siamo messi male in quanto a registi?

Non credo bisognerebbe solo avere la fortuna di incontrare quello giusto, è necessario che ci sia un incontro, un vero scambio. Tutto è una questione di incontri.



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