X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Intervista al montatore Alessandro Sabbioni

Pubblicato il 30 luglio 2009 da Arianna Pagliara


Intervista al montatore Alessandro Sabbioni

Intervista al montatore del film Tutti intorno a Linda, Alessandro Sabbioni

Come nasce la tua collaborazione all’interno del film Tutti intorno a Linda?


Avevo già lavorato con la Dania per altri film, sempre come montatore, quando l’organizzatore generale Angelo Frezza mi fece leggere la sceneggiatura di Tutti intorno a Linda. Mi sembrava particolare e interessante lavorare contemporaneamente con due registe piuttosto che con una, si tratta di una cosa insolita. La sceneggiatura, che ho letto tutto d’un fiato – cosa che di solito non faccio – mi è piaciuta subito perché il personaggio di Linda era ben strutturato.

Qual è stata la tua impressione alla prima visione del film compiuto?

Non esiste per me una vera prima visione del film, la costruzione avviene sempre in maniera graduale per il montatore. Prima di arrivare alla versione definitiva si fanno molti step di montaggio che sono bozze, quindi la narrazione può anche essere discontinua. Piano piano si arriva al prodotto definitivo, quindi la creazione del film è un processo molto sfumato, è come dipingere un quadro, si parte da una bozza a matita e poi si va avanti fino ad arrivare ai piccoli dettagli. Un’idea te la fai in modo progressivo, non netto e definitivo. Posso dire che dalla prima visione del materiale girato ho capito subito che Linda era Maria Victoria, nel senso che la parte sembrava scritta apposta per Maria Victoria. Mentre montavo il film le sue facce buffe ed espressive mi facevano ridere, mi mettevano di buon umore, ed era un piacere lavorare.

Quanto hanno interagito con te le registe nella fase di montaggio? Avete, per così dire, lavorato insieme o il tuo lavoro è stato supervisionato da loro in una fase successiva?

Ogni regista ha il suo metodo di lavoro. Ho lavorato con registi che lasciavano piena libertà sul montaggio, intervenendo solo in piccole parti, altri invece intervengono di più sulla costruzione del film. Sicuramente Monica e Barbara fanno parte del secondo gruppo di registi. C’è anche da dire che le registe avevano le idee chiare già in fase di ripresa, e spesso e volentieri non c’erano numerose soluzioni di montaggio rispetto al materiale girato. Spesso vengono girate diverse angolazioni di una stessa scena, da inizio a fine scena, ma Monica e Barbara sanno esattamente dove intervenire, quindi si è evitato di riprendere il superfluo.

Quanto è durata la fase di post produzione del film?

E’ durata molto perché c’è stato più di un momento di stand-by. Sicuramente se il film fosse stato girato in digitale i tempi di post produzione sarebbero stati minori. Una ripresa in pellicola comporta più passaggi rispetto al digitale, oramai montare un film girato in digitale si può fare anche in studio. Invece per quanto riguarda la pellicola ti devi appoggiare per forza a laboratori per il taglio del negativo, come è stato per Linda. Oppure, come si fa da un po’ di anni a questa parte, si può usare il d.i. (digital intermediate), che è una buona soluzione perché si ha il massimo controllo sull’immagine. Si tratta di estrapolare solo le parti del girato che verranno effettivamente utilizzate per il film, correggere il colore e stampare il film. Invece per Linda il processo è avvenuto in maniera differente. Solo su alcune parti del film si è lavorato in digitale, laddove era necessario. In primis, se il film è in pellicola, qualsiasi intervento che non sia il semplice cambio inquadratura ha bisogno dell’aiuto del computer, quindi anche particolari dissolvenze utilizzate nel film, o correzioni colore, sono state fatte in un secondo momento, cioè in post produzione. Bisogna rispettare determinate lunghezze in pellicola, mentre in digitale hai molta più libertà. Soprattutto, cosa essenziale, il taglio materiale del negativo fatto in laboratorio e il montato digitale devono rispettare la stessa durata. Se ciò non avviene si rischia di andare fuori sincrono quando viene mixato il materiale in pellicola con quello digitale.

Nel complesso come è stata la tua esperienza nella realizzazione di questo film?

E’ sempre emozionante lavorare in un film, poi lavorare con registe giovani come me sicuramente mi ha facilitato ad entrare in sintonia col film. Il Riff è sicuramente un bel festival, sono stato contento di avervi partecipato con Linda . Lo scorso hanno nell’ambito di questo Festival è stato proiettato un corto che ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura, di cui ho firmato il montaggio. Passare da un corto a un lungometraggio, all’interno del Riff, è stata una grande soddisfazione.


Enregistrer au format PDF