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IRISHFILMFESTA - Incontro con Fionnula Flanagan

Pubblicato il 10 dicembre 2012 da Carlo Dutto


IRISHFILMFESTA - Incontro con Fionnula Flanagan

Ospite d’onore della sesta edizione dell’IrishFilmFesta alla Casa del Cinema, sbarca a Roma l’attrice Fionnula Flanagan, già inquietante governante Berta Mills in The Others di Alejandro Amenàbar, già madre uccisa in una strana rapina nel piccolo capolavoro di John Singleton Four Brothers. Fiera Irish, ha ricevuto quest’anno, dalle mani del Presidente irlandese, l’IFTA Lifetime Achievement Award, prestigioso riconoscimento assegnato dall’Accademia Irlandese del Cinema e della Televisione. Apparsa in numerose puntate di serie tv come La signora in giallo, Lost, dove interpreta la misteriosa Elise Hawking, ha interpretato il personaggio della madre-matrona nella serie Brotherhood.

Close Up la incontra con il pubblico romano nella sala Deluxe della Casa del Cinema, a margine della proiezione del film del 1996 Some Mother’s son, opera prima di Terry George, uscito in Italia con il discutibile titolo di Una scelta d’amore, che racconta, dal punto di vista di due madri – interpretate dalla Flannagan e da Hellen Mirren - la vicenda dell’Hunger Strike che portò alla morte dieci attivisti irlandesi tra cui Bobby Sands. Capelli bianchissimi, foulard blu e sorriso contagioso, Fionnula Flanagan si racconta nell’incontro pubblico, condotto dalla direttrice del festival, Susanna Pellis e da Aine O’Healy, direttrice dell’Humanities Languages and Literatures e Professore del dipartimento di Lingue Moderne e Letterature della Loyola Marymount University.

Racconta la Flanagan: La mia carriera da attrice è iniziata molti, molti anni fa, grazie al teatro, ma devo dire che già a 5 anni mi dilettavo a fare del teatro amatoriale nella cucina di casa mia, facendo spettacoli improvvisati per divertire mia mamma, I miei fratelli e I miei amichetti. Scrivevo anche delle piccole pièce teatrali ed ero molto fiera, già allora!
Ho poi avuto il mio vero debutto a Dublino con An Triail (The Trial), nel 1965, che recitai interamente in lingua irlandese e che poi portai anche in televisione Allora frequentavo la Abbey Theatre School (da cui fui cacciata!). The Trial di fatto ha lanciato la mia carriera, raccontava la storia di una ragazza che rimane incinta di un uomo sposato e per questa ragione viene cacciata dalla comunità in cui vive. In un finale che ricorda la Madama Butterlfly, si uccide e con lei il bambino che porta in grembo. Una storia per quei tempi davvero rivoluzionaria e difficile, che creò un grande dibattito anche dopo la messa in onda in televisione.

Una pièce dalla forte impronta politica in un periodo storico - in Irlanda e non solo - in cui si parlava poco di questioni politiche e in cui le questioni delle donne erano quasi mai dibattute…

La stessa Irlanda di oggi non è cambiata molto da allora, sulla questione dell’aborto, poi, non ci sono stati cambiamenti politici sostanziali e questo è davvero pessimo. Devo dire che ripensando alla mia filmografia, ho accettato spesso ruoli dal forte spessore politico, che potessero far riflettere, dal mio ruolo in Transamerica (dove interpreta il ruolo della mamma di Toby, Elizabeth ndr) a quello di The Guard (tradotto infelicemente in Italia con Un poliziotto da Happy Hour), dove la Flannagan interpreta il ruolo della mamma del protagonista ndr).

Ha accennato alle sue “scelte politiche” e al suo impegno personale nel portare sullo schermo personaggi che possano far discutere. Questa sua attitudine deriva forse dalle sue radici paterne? Suo padre combattè la Guerra di Spagna contro Franco e si ricorda a questo proposito un documentario proprio incentrato su suo padre.

Sì, mio padre andò a combattere in Spagna nel 1936, prima che nascessi. Ci andò con il famoso repubblicano irlandese Frank Ryan e lì fu ferito a una spalla e perse quasi completamente la vista. Al tempo la BBC lo indicò come disperso e per 6 settimane fu considerato morto. Ricordo che mi dissero che la mia famiglia fu felicissima di saperlo invece vivo, ma allo stesso tempo costernata perché avevano tutti acquistato vestiti neri per un funerale che non si fece (ride ndr). Sono sempre stata orgogliosa di mio padre…

Senza tralasciare questa sua vena politica, cosa ha pensato quando ha letto per la prima volta il copione di Some mother’s son? Come ha reagito leggendo del suo personaggio, una madre che lotta con il figlio in carcere, un personaggio così fortemente iconico? Il film inoltre fu reso possibile solo grazie al cosiddetto Accordo del Venerdì Santo

Racconto un aneddoto a riguardo. La sceneggiatura mi fu portata da Michèle Burke, make up artist irlandese vincitrice di due Premi Oscar come miglior trucco (tra cui per il Dracula di Bram Stoker ndr). Michèle era amica del regista, Terry George e al tempo mi offesi a morte con Terry per avermi fatto recapitare il copione da una – pur brava e titolata – truccatrice. Pensavo che mi avesse mandato la truccatrice per vedere se potevo andare bene…Chiamai Terry al telefono e gli feci una scenata tremenda, poi volai a Dublino e lessi con lui la sceneggiatura parola per parola. Non lo dico per vanità ma sapevo che quella parte era perfetta per me, sentii mio il personaggio fin da subito. Quando Terry mi disse che mi aveva scelta per la parte di Annie Higgins, gli dissi subito: “Lavorando a questo film, metto la mia vita nelle tue mani, stai attento!"...credo di averlo spaventato fin da subito!

Come si è preparata per questa parte così forte e impegnata?

Prima delle riprese parlai tanto con Bernadette Devlin (tra i fondatori dell’Irish Republican Socialist Party ndr) che a 22 anni divenne la più giovane parlamentare inglese. Per me era un’autentica eroina, era stata in prima fila nella Dirty Protest al governo inglese. Mi ha fatto conoscere le famiglie e le madri dei ragazzi protagonisti dell’Hunger Strike (lo sciopero della fame dove morì – tra gli altri – Bobby Sands ndr). Ho conosciuto le madri dei ragazzi uccisi dai soldati inglesi o dalle bombe che loro stessi stavano confezionando. Ho passato giorni nelle loro cucine a parlare di quei giorni e intanto studiavo tutto di loro: come si muovevano, la loro gestualità, le parole che usavano. Con la mia interpretazione credo di aver reso loro giustizia.

Cosa ricorda di quei giorni, delle riprese? Avete avuto problemi, raccontando di una questione politica così importante?

Ricordo che alla prima del film a Belfast accorsero moltissimi famigliari dei protagonisti di quei giorni e dei giorni dell’Hunger Strike e molte di quelle donne a film finito vennero da me per ringraziarmi e per dirmi quanto ricordassi loro chi la sorella, chi l’amica, chi Annie Higgins stessa, ma nessuna di loro mi disse che le ricordassi lei stessa…Ricordo anche che quando il film uscì a Londra, l’IRA aveva fatto esplodere pochi giorni prima una bomba a Canary Wolf (distretto di Londra dove il 9 febbraio 1996 l’Ira fece esplodere un camion-bomba uccidendo 2 persone ndr) e mentre facevo il red carpet mi sono dovuta allontanare dalla stampa che mi insultava, credevo che mi avrebbero messo le mani addosso e se avessero potuto mi avrebbero pugnalata. Mi apostrofarono con parole come “IRA bitch” (puttana dell’Ira ndr). La violenza di queste reazioni mi fece capire che il film aveva colpito nel segno e che avevamo fatto un buon lavoro.

Ha citato Hellen Mirren, co-protagonista e produttrice del film. Che reazioni ebbe la stampa inglese al fatto che lei – inglese – interpretasse la madre di un nazionalista irlandese?

Alla prima londinese che ho citato prima Hellen riceveva solo complimenti dalla stampa presente. Lei non ha avuto nessun problema, anzi! Tra l’altro era produttrice, ma produttrice associata, una sorta di titolo onorario che si concede a quei professionisti che pur di fare il film rinunciano a gran parte della paga e trainano sulle proprie spalle il film, rendendo possibile l’arrivo di sponsor e fondi senzi i quali non si sarebbe potuto fare il film. Hellen era molto anti-IRA e ne parlò spesso alla stampa, che infatti aveva nei suoi confronti un altro rapporto rispetto a me che fui bollata come una supporter dell’IRA. Sono una nazionalista irlandese, ma non certo a favore dell’IRA! Ero e sono una nazionalista pacifista a favore dello Sinn Fein (il partito indipendentista irlandese ndr) e della loro posizione a favore dei negoziati di pace.

Un film che anni dopo Some Mother’s Son ha raccontato la stessa vicenda è Hunger, con Michael Fassbender nel ruolo di Bobby Sands. Lei ha visto il film diretto da Steve McQueen?

Non ho visto Hunger interamente, devo dire che per quel che ho visto, è un film che ha dato un’impronta più grafica, più realistica della vita nelle celle dei protagonisti dell’Hunger Strike, per esempio nella rappresentazione degli escrementi spalmati sui muri delle celle. Ricordo che mentre giravamo Some Mother’s son, tra Terry e Jim (Sheridan ndr) si creò un grande dibattito anche aspro sull’opportunità o meno di mostrare gli escrementi sui muri delle celle. Avevano paura che mostrando questo aspetto in modo troppo realistico avrebbe “respinto” il pubblico. Questo film e il mio personaggio negli anni mi hanno trasformato in una sorta di “icona”…ho ricevuto da allora moltissimi copioni che raccontano l’Hunger Strike, tutti copioni che non si sono girati e ciò che mi ha colpito è che tutti raccontavano la vicenda descrivendo solamente la parte dentro il carcere. Il nostro film invece, racconta – e qui trovo sia il genio e l’intuizione di Terry e Jim – la vicenda a partire dalle famiglie fuori dal carcere, mostrando come le madri reagivano, vivevano e come le madri stesse portarono l’attenzione della stampa internazionale sul caso. Madri a cui, come si vede nel film, venivano gettate pietre, piscio, venivano costantemente minacciate.

Molte attrici sostengono che i ruoli delle serie tv sono più interessanti per le attrici, perché permettono loro di seguire lo sviluppo dei personaggi. Nella sua esperienza di attrice televisiva trova che questo sia vero, per lei che ha interpretato tanti ruoli nelle serie tv, da How the west was won (tit. ita Alla conquista del West ndr), dalla fantascienza di Star Trek a Lost?

Devo dire che abitando negli Stati Uniti ho notato che negli ultimi anni la produzione di prodotti televisivi di lunghe e brevi serialità è cresciuta ed è maturata notevolmente, grazie ai prodotti HBO e Showtime. Ci sono anche sceneggiatori bravissimi come quelli con cui ho lavorato per Brotherhood, una serie di grande successo pur non essendo glamourous. Negli ultimi 10 anni, grazie a serie come Sopranos o Upstrairs/Downstairs, importata dall’Inghilterra, abbiamo tutti potuto vedere che si possono raccontare storie ottime senza inseguimenti d’auto e scene con armi..Mi piace la serialità perché posso seguire meglio il cambiamento del carattere del mio personaggio. Proprio Brotherhood mi ha permesso di diventare anche un personaggio sgradevole, interpretando la madre-matrona di una famiglia con due figli criminali, un assassino e un politico corrotto. Una donna fieramente indipendente che difende i due figli come una tigre difende i propri cuccioli. Una donna che affronta un problema attuale vero degli Stati Uniti, la paura di perdere il lavoro.

Progetti futuri?

Questa estate ho girato da protagonista un film in Spagna, una commedia romantica dove interpreto una contessa, dal titolo Tasting Menu (accanto a Stephen Rea e diretto da Roger Gual ndr) e ho girato anche da poco una dark comedy dal titolo Life is a breeze (diretto da Lance Daly ndr), dove interpreto una scorbutica vecchietta ottantenne!

Salutiamo Fionnula, ringraziandola per la sua intensa interpretazione in Some Mother’s Son.


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