X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Venezia 71 - One on One

Pubblicato il 28 agosto 2014 da Giovanna Branca

VOTO:

Venezia 71 - One on One

La vendetta e la pietà continuano ad essere al centro delle storie raccontate da Kim Ki-duk; quella pietà che dava il titolo al film che gli valse il leone d’oro due anni fa qui a Venezia e che nasceva anch’essa da una vendetta come in One on One, l’ultimo film del maestro coreano presentato stavolta al lido nella selezione delle Giornate degli Autori.

E d’altro canto è gran parte del cinema coreano in generale – viene subito in mente Park Chan-wook – a girare intorno ai vari aspetti del concetto di vendetta per motivi che probabilmente esulano dal cinema e le sue tendenze per coinvolgere tematiche sociali, sociologiche e storiche assai più vaste.
In One on One la vendetta ha una sua forma “diretta” come in Pieta ed una “indiretta” dai risvolti più politici. I protagonisti, un assortimento di vittime rancorose della società e delle prevaricazioni dei loro simili, sfogano i loro istinti vendicativi ed incanalano la loro deviata brama di giustizia in una persecuzione sistematica dei responsabili dell’omicidio di una ragazza – risalendo dagli esecutori materiali fino ai potenti mandanti. La sequela di torture, dalla morbosità tipica di Kim Ki-duk, progressivamente si rivela però troppo pesante per gli stessi aguzzini, che cominciano a contemplare il concetto dell’umana empatia. One on One parte da una premessa più che interessante, resa in molti momenti con picchi di maestria. Sia nel dare forma ad un risentimento sociale deviato - l’aspetto appunto più politico, per cui ci si concentra sul processo di trasferimento delle ingiustizie subite su uno scopo comune che dovrebbe illusoriamente avere la funzione di panacea di tutti i mali della società – sia nell’insistenza su un tema anch’esso altrettanto politico, variante coreana di di La banalità del male, per cui i sicari perseguitati si limitavano ad eseguire degli ordini per avere successo nel proprio mestiere. Eppure è proprio nel suo aspetto più esplicitamente politicizzato che il film si perde, mettendo in bocca ai suoi personaggi troppe parole volte a veicolare allo spettatore un messaggio in fondo sgangherato, quando è proprio nell’azione e nelle dinamiche basilari della trama la forza dell’opera di Kim Ki-duk, che asciugato dei troppi monologhi “spiegoni” e sopra le righe avrebbe colpito il suo bersaglio molto meglio e con la consueta ferocia.


CAST & CREDITS

(One on One) Regia, sceneggiatura, fotografia e montaggio: Kim Ki-duk; musica: Park Young-min ; scenografia: Hon Zi; interpreti: Don Lee, Kim Young-min, Lee Yi-kyun, Cho Dong-in, Yoo Teo; produzione: Kim Ki-duk Film; origine: Corea del Sud; durata: 122’.


Enregistrer au format PDF