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Intervista a Paride Leporace, presidente della Lucana Film Commission

Pubblicato il 2 ottobre 2013 da Vincenzo Libonati


Intervista a Paride Leporace, presidente della Lucana Film Commission

La Basilicata è un ossimoro naturale. È una regione doppia e duale. Intanto ha due nomi, Basilicata e Lucania, già questo potrebbe bastare. Due città, Potenza e Matera, considerate rispettivamente una delle città più brutte al mondo e una delle città più belle del mondo. Progresso e arcaicità, basti pensare al petrolio e agli sterminati campi coltivati che convivono nel bene e nel male. La Basilicata ha due mari, il Tirreno da una parte e lo Jonio dall’altra. L’elenco potrebbe continuare ancora, e sarebbe lungo.

Incontriamo Paride Leporace, il neo presidente della Lucana Film Commision nella sede di Potenza, della fondazione. È del 1962 Leporace, l’anno in cui si svolge American Graffiti, gli piace ricordarlo, come gli piace ricordare che il padre faceva il distributore di film nell’Argentina degli anni trenta, e la madre quando si recava a Roma spesso andava a prendere il caffè da Silvana Mangano. La descrizione del suo lavoro: “a 52 anni mi ritrovo a fare quello che volevo fare a 26, ma con più cartucce.”

La Lucana Film Commission.

La Lucana film commission è l’ultima che nasce in Italia, mi viene da dire gli ultimi saranno i primi. Dopo le esperienze internazionali e quelle nazionali, alcune virtuosissime, penso alla Puglia e al Piemonte, un’altra regione virtuosa del sud costituisce una fondazione partecipata da enti pubblici. La regione in misura preponderante, il comune di Potenza, quello di Matera e le due province. Molto c’era già e adesso si sta mettendo a sistema il resto. Questo sta producendo una serie di questioni che mi sembrano molto interessanti, la più importante di tutte è che in un momento di crisi del cinema italiano c’è un sostegno alle produzioni attraverso un bando finanziato dal Fes. Un sostegno economico a fondo perduto che obbliga a spendere tutto sul territorio con una premialità per chi spende molto di più del finanziamento, cosa molto probabile con l’investimento in un’ opera cinematografica. Allo stesso tempo una costola di questo bando si rivolge alle creatività locali che avviano delle start-up in modo da poter fare delle produzioni più misurate a chi si affaccia a questo mondo complesso, costoso e sempre molto complicato. Lo abbiamo presentato al Festival del cinema di Venezia in un convegno che è stato anche un momento di confronto fra la politica ed il cinema dopo la frattura che si è consumata in passato.

Altre iniziative.

Abbiamo interagito con i numerosi festival che già esistono e che hanno realtà lunghe ed interessanti come il Lucania Film Festival, Maratea, Bella, CinemadaMare, più altre piccole esperienze. Siamo parte attiva in Latronico Corto e in felice connubio con il Fetival di Rapone che lancia un concorso di corti sulle fiabe con un premio di 10.000 euro. Stiamo costruendo percorsi di educazione all’immagine che passano attraverso le scuole, per educare i cittadini a saper leggere le immagini. Stiamo lavorando col ministero per la digitalizzazione delle sale, perchè bisogna vigilare su questo aspetto e far si che i cinema non chiudano e diventino sale della contemporaneità. Trasformarli in centri sociali dell’immagine in grado di dare contenuti e senso alle nostre comunità come aree di comprensorio.

La proliferazione dei festival

La produzione è cresciuta enormemente e crescerà ancora, più festival ci sono meglio è. Ci sono opere che possiamo vedere solo ai festival, per cui ben vengano.

In Basilicata qualcosa è cambiato.

Molto è stato fatto. Le difficoltà iniziali risiedevano nella mancanza di un approccio dedicato e specialistico alla materia. Adesso la presenza della Fondazione ci permette di far nascere un dialogo molto forte tra rete della creatività e istituzioni.

La Questione Basilicata, la Questione Meridionale.

La storia ci dice che sono state realizzate 50 opere, alcuni dei capolavori della storia del cinema, in Basilicata. Ci sono dei capisaldi che conosciamo, come Pasolini che segna un momento molto particolare di storia italiana e meridionale. Da lì in poi la Basilicata è diventata la Palestina da un punto di vista cinematografico, discorso ampliato da The Passion di Mel Gibson. Poi la grande epopea lucana di Cristo si è fermato a Eboli, e altri grandi autori, che in momenti diversi, decidono di fermarsi in Basilicata. Il giovane Lizzani, i fratelli Taviani, Tornatore col paradosso che Matera non compare nei titoli e tutti la scambiano per la Sicilia. Abbiamo una storia enorme e un percorso interessante di cineturismo. Basilicata coast to coast, per esempio è stato un modello produttivo interessante di partecipazione pubblica in una scommessa ben riuscita. Da pochi giorni lo abbiamo accompagnato a Parigi dove il film è uscito nelle sale. Bisogna continuare su questa linea e mettere tutto a sistema per creare delle condizioni di vantaggio in modo che la Basilicata sia cantiere e interagisca con il mondo della produzione e delle film commission nazionali. C’è una richiesta sempre crescente di studenti di scuole di cinema internazionali che vogliono venire a fare i loro saggi in Basilicata e noi dobbiamo assisterli. Bisogna far crescere le maestranze e la formazione con un percorso privilegiato.

Cinema e Letteratura.

È un filone molto ampio. Siamo già partiti con piccole cose come la finestra dedicata al grande poeta Vito Riviello all’interno del Lucania Film Festival. Stiamo discutendo la possibilità di fare un documentario su questa figura ritenuta tra le maggiori della poesia del Novecento. Anche su Albino Pierro vorremmo realizzare un film. Il filone continua con l’opera leviana ancora molto d’attualità per esempio in Francia. Ci sono poi gli autori della contemporaneità su cui dobbiamo lavorare. Siamo coscienti del nostro patrimonio e vogliamo metterlo a disposizione della creatività locale, nazionale e internazionale.

La fase industriale.

Il cinema non inquinerà mai questa terra, anche se finanziato con il petrolio come è accaduto con Basilicata coast to coast, non deve perdere la capacità di smontare quello di negativo che è accaduto e creare lavoro e non posti di lavoro. Un percorso lungo ma che si può fare, recuperare le nostre tradizioni artigiane. È una chance molto importate e tutti abbiamo l’obbligo di costruire qualcosa di virtuoso.

La ramificazione.

Siamo molto presenti, abbiamo due sedi una a Matera e una a Potenza. Abbiamo molti volontari sul territorio, il consiglio di amministrazione non percepisce alcun compenso, a sottolineare l’opera politica della Fondazione. La mia attività in questi mesi è stata quella di andare sul territorio a dialogare con le realtà locali. Abbiamo firmato un protocollo con l’APT, il cineturismo va potenziato e vogliamo legarci ancora di più ai territori chiedendo ai comuni di entrare nella Fondazione. Il nostro valore aggiunto sono le relazioni corte, con risposte immediate e molto economiche. Quando arriva una troupe è una festa popolare, c’è ancora il gioco da Uomo delle stelle, a cui tutti vogliono partecipare.

Paesaggio, paesaggi.

In Basilicata abbiamo tutti i tipi di paesaggio, possiamo offrire qualsiasi cosa, fantascienza, western, film storici, trhiller. Abbiamo un paesaggio vario; il Madagascar, il deserto del Gobli, il Gran Canyon americano, l’alta montagna, abbiamo il mare, abbiamo quattro fiumi e soprattutto un paesaggio poco antropizzato. Centri storici tenuti molto bene e tutta una serie di monumenti architettonici. C’è un dilemma sugli studios e i cineporti, bisogna approfondire bene l’argomento e fare studi seri e certi.

Su questo poniamo domande non diamo risposte.


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