X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Festival Internazionale del Film di Roma. Largo Baracche. Intervista a Gaetano Di Vaio e Carmine Monaco.

Pubblicato il 31 ottobre 2014 da Agostino Devastato


Festival Internazionale del Film di Roma. Largo Baracche. Intervista a Gaetano Di Vaio e Carmine Monaco.

Li nasconde sotto gli occhiali da sole, quegli occhi determinati da ex ragazzo di strada, e la sua stretta di mano è quella di chi è felice di parlare con te, di avere un’altra occasione di dire le cose come stanno. Lui è Gaetano Di Vaio, regista di Largo Baracche e ormai uomo di cinema a tutti gli effetti. Con lui c’è Carmine Monaco, che non nasconde i suoi occhi brillanti e pronti ad accogliere tutto il sole di questa giornata al Festival del Film di Roma.

Ci sono venticinque anni di differenza tra Gaetano Di Vaio e Carmine Monaco, uno dei giovani scugnizzi raccontati in Largo Baracche, che alla fine ha vinto meritatamente il premio come Miglior Documentario. Venticinque anni separano i due uomini, entrambi cresciuti nei Quartieri Spagnoli, ma è come se loro fossero coetanei, i problemi che Gaetano aveva venticinque anni fa sono gli stessi che deve affrontare Carmine, assenza di lavoro e di speranza in quel quartiere sempre più considerato come il ghetto malfamato e da evitare di Napoli. Gaetano Di Vaio e Carmine Monaco sono qui al Festival Del Film per parlare, o meglio per gridare la realtà, metterla sotto gli occhi di tutti così che nessuno più può guardare altrove. Ci diamo subito del tu, ogni intervista per Gaetano Di Vaio è un’occasione per muovere qualcosa.

Per prima cosa, l’aspetto commovente di Largo Baracche è l’amore che provi per questi ragazzi, si percepisce tanto, come si percepisce anche la speranza che questi ragazzi riescono ad avere.

Gaetano Di Vaio: L’amore è reciproco, vivendo nella stessa realtà dei Quartieri è un matrimonio immediato che avviene tra me e questi ragazzi. La speranza la vedo, basta pensare allo stesso Carmine Monaco, che dopo che ci siamo conosciuti per Largo Baracche, Stefano Sollima lo ha visto e lo ha preso come co-protagonista per Gomorra. Però io per speranza intendo altro, che quei luoghi possano emanciparsi, uscire dalla condizione di ghettizzazione in cui si trova, anche perché i Quartieri a differenza di Scampia, che è tutto cemento armato, sono un patrimonio artistico culturale. Nei Quartieri si potrebbe veramente fare qualcosa di importante e invece è tutto allo stato di abbandono. La speranza ci deve stare sempre. A Napoli secondo me la possibilità esiste, il guaio è che tra le varie arie della città non c’è confronto.

Siete riusciti ad avere un confronto con le istituzioni? Gaetano Di Vaio: Personalmente si, il confronto ce l’ho tutt’ora ma sinceramente “nun me ne fotte proprio”, io la mia guerra la faccio con i miei film, perché è inutile parlare con gente che non è in grado di recepire, e poi queste persone sono talmente egocentriche e prese dalle loro cariche istituzionali che non possono capire. Sono persone che non hanno risolto i loro problemi umani figurati se possono risolvere quelli della città.

A proposito di problemi umani, tu hai raccontato più volte che con il cinema e la cultura hai cambiato la tua vita, pensi che questi valori possano influire anche su i ragazzi dei Quartieri?

Gaetano Di Vaio: Innanzitutto io non mi sento diverso, come ero venticinque anni fa così sono ora, sono esattamente lo stesso. Sono cambiati gli strumenti, quelli che mi sono conquistato ovviamente, è solo che vedendo di più, sono stato più in grado di scegliere tra il bene e il male. Si parla sempre della possibilità di scegliere. È vero fino ad un certo punto, perché bisogna anche dire che inevitabilmente siamo influenzati da quello che ci offre il contesto, le circostanze. Io sono uguale a prima, o meglio sono cresciuto, è che prima organizzavo le piazze di spaccio di droga e ora organizzo i set cinematografici e le idee.

Carmine Monaco, ormai sono passati due anni da quando hai girato Largo Baracche, cosa è successo in questo periodo in te, nel tuo modo di vedere le cose e anche nei tuoi gusti cinematografici, nel film di Gaetano dici che il tuo film preferito è Il Camorrista, ora?

Carmine Monaco: Avevo un’altra mentalità, ora amo molti film, C’era Una Volta in America, La Vita è Bella, Non ci Resta che Piangere, Il Miglio Verde. Il mio cambiamento è avvenuto conoscendo Gaetano Di Vaio, ho capito che comunque hai un’altra possibilità di cambiare, anche io sono sempre lo stesso, però ora ho uno scopo nella vita, che prima non avevo. Ora studio molto la recitazione.

Infatti stai preparando nuovi ruoli.

Carmine Monaco: Attualmente si, sto studiando molto, e gioco tantissimo con la recitazione del corpo, io uso molto di più il corpo che la parola.

Tu vivi ancora ai Quartieri? Negli ultimi anni hai visto un cambiamento? Nella tua famiglia, tra gli amici?

Carmine Monaco: Ti dico la verità si, i miei amici anche se continuano a fare quella vita, si vede che vogliono avere altre prospettive. Anche persone che prima facevano le rapine o qualcuno che è uscito dal carcere mi chiede di fare qualche ruolo, perché vogliono avere una possibilità. Poi sempre con Gaetano abbiamo fatto un corto “Cane Malato” scritto da noi ragazzi, e raccontiamo tutti i ragazzi che hanno una vita disastrata ma hanno voglia di fare qualcosa nella vita.

Gaetano Di Vaio: Poi su questo bisogna stare attenti, perché molti giovani si avvicinano al mondo del cinema con i soliti sogni di gloria. Io con Carmine sto molto attento e infatti gli smonto completamente tutti i miti, proprio perché è un mondo difficile. Napoli è piena di gente che ha studiato tanti anni e poi non lavora. La cosa importante è capire che come tutte le cose belle è facile che si viene a creare un vortice in cui tutti finiscono dentro e si illudono. Bisogna sempre stare attenti. Il cinema è un lavoro bello ma è per pochi quella gloria che vediamo in televisione.

Carmine: Si e poi, il cinema non deve essere tutto, è un lavoro, ma l’importante è studiare prima su di te e poi studiare il personaggio. Se non conosci prima te stesso non puoi creare altri personaggi.

Gaetano Di Vaio: Grande Carmine!

Siamo curiosi di sapere i gusti cinematografici di Gaetano Di Vaio ora.

Gaetano Di Vaio: se ti devo dire la prima cosa che mi viene in mente, dico Il Posto delle Fragole di Bergman. Non c’è proprio un film preferito, poi ho dei film preferiti in base al periodo che vivo, per esempio Ultimo Tango a Parigi, o Psyco, e poi ho visto Il Posto delle Fragole e mi ha tanto affascinato. Però devo dire che io amo proprio il racconto, se fatto bene e se ti entra nel cuore.

Come Largo Baracche infatti. Ci lascia con uno sguardo sul futuro anche Gaetano Di Vaio, sui prossimi progetti della sua casa di produzione I Figli Del Bronx.

Gaetano Di Vaio: Stiamo lavorando al terzo film di Guido Lombardi, a breve entreremo in una fase di seria realizzazione, poi stiamo preparando il grande ritorno al cinema di Beppe Gaudino, con Valeria Golino da protagonista, lui è un grande visionario che ha trovato in noi una produzione altrettanto anarchica che gli permette di fare quello che altri non gli fanno fare.


Enregistrer au format PDF