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Festival di roma 2014 - The narrow frame of midnight

Pubblicato il 18 ottobre 2014 da Fabiana Sargentini

VOTO:

Festival di roma 2014 - The narrow frame of midnight

Itar El-layl (The narrow frame of midnight) è un film potente, ricco di immagini dalla costruzione pittorica, sussurrato. Poche parole, no spiegazioni, nessuna morale. I destini di alcuni personaggi si intersecano, si perdono, si ritrovano, si toccano per pochi attimi.
Collegamento fantasmatico tra i personaggi adulti Aïcha, orfana bambina dagli occhi grandi accesi come sensori sul mondo, vittima della corruzione, dell’avidità, della degradazione umana.
Tra paesaggi defraudati della loro bellezza millenaria da guerre, bombe, povertà, Zacaria va alla ricerca del fratello, forse arruolato in un gruppo rivoluzionario musulmano, a Casablanca, Istanbul, attraverso le pianure del Kurdistan fino a Baghdad. Per un tratto del suo viaggio Zacaria salva Aïcha dalle grinfie di una coppia di Sailor e Lula lynchiani che hanno comprato la bambina per rivenderla prostituta minorenne per centomila euro in Occidente, poi la lascia in quello che considera un rifugio sicuro: la casa di Judith, francese emigrata in Marocco, con cui probabilmente ha avuto un amore finito tragicamente con la morte di un figlio, cosa che evinciamo dal ripiegamento interiore della donna e da una stanza chiusa in cui Aïcha si introduce e dove trova mura decorate con colori allegri, un lettino da neonato, una giostrina di sagome di carta appese al soffitto rappresentanti animali e divinità orientali con cui la bimba gioca felice, per una volta sorridente e spensierata.
Ma la durezza del film non traspare solo dalla tragica ricerca di Zacaria per obitori iracheni pieni di corpi dissanguati sotto teli rosati che vediamo, volando con un dolly all’indietro, in un allineamento composto come una carta da gioco dell’orrore. La violenza intride i silenzi, le immagini in movimento di paesaggi massacrati e abbandonati all’odio, la pace della campagna in cui la francese e la bambina imparano a conoscersi ma in cui qualcuno ha tolto la capacità di gioire delle piccole cose: la tensione è sempre presente, tende lo spettatore come una corda senza illudere che vi sia speranza di rinascita.
Non a caso le ultime due scene, giustapposte, lasciano il cuore espandersi e poi richiudersi, un fiore di loto si schiude, una spugna si disidrata e diventa sasso.
Aïcha gioca a mosca cieca con dei coetanei sconosciuti in un campo al tramonto, Zacaria spaesato, senza dimora patria amore famiglia, vaga immobile in uno enorme spiazzo marmoreo fino ad essere circondato inondato sovrastato da una moltitudine silenziosa di donne in nero, ognuna col suo burqua fino ai piedi, ognuna col suo lutto, ognuna con la sua foto di qualche amato disperso mai ritrovato, ognuna disperata e perduta almeno quanto lui.


CAST & CREDITS

(The narrow frame of midnight); Regia: Tala Hadid; sceneggiatura: Tala Hadid; fotografia: Alexander Burov; montaggio: Joëlle Hache; interpreti: Khalid Abdalla, Marie-Josée Croze, Fadwa Boujouane, Hocine Choutri, Majdouline Idrissi, Zahra Hindi; produzione: Khadija Alami, Joslyn Barnes, Tala Hadida; origine: Regno Unito, Francia, Marocco, 2014; durata: 93’


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