X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Festival del Film di Roma 2014 - Incontro con Tomas Milian

Pubblicato il 18 ottobre 2014 da Agostino Devastato


Festival del Film di Roma 2014 - Incontro con Tomas Milian

Non sono un piagnone, ma quando parlo d’amore piango. Ci prova Tomas Milian a non emozionarsi, ma perde subito la sua battaglia con le lacrime di fronte alla sua Roma, la città che lo ha accolto come un figlio. Mia madre è Roma, mi ha accolto e mia ha dato un calore immenso. A questa città dedico tutta la mia vita. Applausi, lacrime e ricordi, soprattutto i ricordi dominano la scena in quello che doveva essere il classico incontro con domande e risposte, ma Tomas Milian non resiste e, microfono e cuore in mano, si abbandona al racconto commosso e irriverente del film della sua vita. Roma applaude e ringrazia uno dei più eclettici attori della storia del cinema, ma soprattutto uno dei grandi eroi popolari del cinema italiano, “er Monnezza”.

È vero che a 81 anni si può smettere di badare alle formalità per procedere spediti in maniera viscerale verso la verità, quella che Tomas Milian ha sempre cercato da attore, da quando ha iniziato la sua carriera nelle aule dell’Actor Studio di New York, ma prima ancora quando è stato folgorato dalla visione de La Valle dell’Eden di Elia Kazan, con James Dean che esprime in maniera magnifica gli stessi conflitti interiori che trucidavano l’anima del giovane Milian. Niente formalità, infatti Milian non lascia spazio alle domande, racconta la sua vita. Sembra proprio “er monnezza” quando invece di rispondere alla domanda sul suo passaggio dal cinema d’autore al cinema popolare dice: allora, a me non resta molto tempo, quindi fatemi dire a loro (al pubblico) cosa cazzo è successo nella mia vita. Diretto, sincero: l’amore mancato di sua madre, quel padre padrone che pensava solo ad ubriacarsi e poi Cuba, Quando ero a Cuba non conoscevo la vita comune, ero uno stronzo che andava solo ballando, non sapevo cosa significasse lavorare, e allora me ne andai, con pochi soldi, e cominciai a lavorare. Poi vidi La Valle dell’Eden, con James Dean e andai a New York, per fare l’Actor Studio.

Straborda umanità Tomas Milian, racconta la sua vita come un nonno farebbe con i suoi nipoti, perché per lui questo sono i suoi fans, soprattutto i romani. Sa di essere un mito in questa città ma evita di parlare della sua carriera, dei suoi ruoli, dei grandi maestri del cinema con cui ha lavorato. Solo vita, ed è un monologo. Le poche volte in cui racconta episodi della sua carriera, da quando ha fatto “er frocione sur divano” (parole sue, con tanto di accento romanesco) ne La notte brava di Mauro Bolognini, fino agli Spaghetti Western, lo fa solo per divertirsi e per divertire.

Dice di essere un vecchio diabetico ora, dice di non reggersi nemmeno più in piedi, parla del Cimitero del Verano, dove vorrebbe essere seppellito accanto a Bombolo, un bambino, come me, e infatti piange, ancora, ricorda “er monnezza”, il personaggio che finalmente gli ha permesso di conoscere la vita comune, poi è finito il tempo e con le lacrime agli occhi, er monnezza, l’uomo comune, se ne và.


Enregistrer au format PDF