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DVD - Tre colori: Film blu

Pubblicato il 28 ottobre 2003 da Alessandro Izzi


DVD - Tre colori: Film blu

Primo capitolo della trilogia dedicata da Kieslowski agli ideali della rivoluzione francese, Film blu è stato anche l’episodio più incompreso e, per certi versi, sottovalutato. Vincitore del Leone d’oro nel 1993 a Venezia (ex-aequo con un altro capolavoro sicuro: Short cuts di Robert Altman), il film si propone come una riflessione profonda, a tratti metafisica, a tratti politica (l’intera trilogia è anche una riflessione sul significato concreto dell’apertura delle frontiere e del formarsi di una realtà europea) sul senso ultimo di un valore come la Libertà nella società contemporanea. Abilmente diviso tra la vocazione ad una finissima indagine psicologica di personaggi esemplari e un’ideale perlustrazione dell’inconscio collettivo, Film blu è, in ogni caso, uno degli esempi più luminosi della raggiunta maturità stilistica di uno dei registi più grandi dell’intero decennio appena trascorso. Già dalla sola sequenza d’apertura, che, nei suoi costanti riferimenti al cinema di Hitchcock e nell’attenzione assoluta per i dettagli significanti, è una delle più belle di tutto il cinema kieslowskiano, si palesano immediatamente le coordinate dell’intera messa in scena e il tono di fondo di un racconto che a torto si vorrebbe far passare per moralista e che, invece, è soprattutto di pura poesia. L’incidente che apre il racconto e in cui periscono il marito e la piccola figlia della protagonista ha tutta la brutalità di un evento atteso (secondo il più classico dei meccanismi di costruzione della suspance) eppure inaspettato. Il buio anonimato di strade e tunnel dove trascorrono rapidamente, in giri incomprensibili, autovetture spersonalizzate, indica immediatamente la cifra segreta di una descrizione spassionata e tragica dell’impossibilità di comunicazione nella realtà di una società industrializzata che sempre più perde i valori di umanità e reciproca comprensione. In un mondo così descritto con accenti di drastica ed inappellabile solitudine, la stessa elaborazione del lutto che Julie (la protagonista) deve portare avanti diventa quasi del tutto impossibile, sicché la risposta alla rabbiosa e muta sofferenza prodotta dalla perdita sembra essere solo quella di chiudersi a riccio e tagliare ogni contatto con il mondo circostante e con il proprio passato. Questa l’impossibile libertà di Kieslowski (più affine, qui, a Schopenauer che non a Kierkegaard): libertà dai fantasmi del proprio passato e dai legami del proprio presente, libertà dagli altri, libertà da se stessi. Una soluzione radicale, ma inattuabile, quella che cerca di ottenere Julie, perché non si può vivere da eremiti neanche in una società come la nostra che mette vicine tante solitudini e perché non ci si può liberare dal più grande dei nostri fardelli: noi stessi. Il regista raccoglie la sfida di un racconto esemplare e descrive la nudità dei propri personaggi, disegnando sui loro volti la mappa di paesaggi dell’anima (folgorante la fotografia di Slawomir Idziak). La musica del fido Preisner (a torto giudicata da alcuni vuotamente tronfia e trionfalistica) diventa, in questo film come nel precedente La doppia vita di Veronica, vero e proprio personaggio del racconto.

La qualità audio-video

Il lavoro di compressione portato avanti è, certo, in generale piuttosto buono, ma sarebbe stato lecito (dato anche il valore drammatico dell’uso del colore portato avanti dal regista) una maggiore attenzione sulla tavolozza cromatica. Dei tre film che compongono la trilogia, Film blu è forse quello che soffre di più nel passaggio dalla pellicola al disco grazie anche alla difficoltà critica di alcune importanti scene notturne. In generale, comunque, la visione risulta sempre piacevole. Per quel che attiene l’audio le opzioni sono diverse: una buona traccia rimasterizzata digitalmente in 5.1 resta consigliabile per la resa abbastanza pulita della musica, ma si rivela carente nella restituzione dei vari suoni di fondo (che spesso riservano alcune chicche geniali). Meglio allora orientarsi sul 2.0 italiano o, meglio ancora sul 2.0 originale (francese) più rispettoso delle intenzioni dell’autore.

Extra

Abbondanti anche se mai veramente esaustivi. Consigliamo di tralasciare la breve presentazione di De Paolis al film che resta cosa da vedere con simpatia, ma che ha più un valore memoriale e di testimonianza che non propriamente critico. Un breve spot di festeggiamento dei vent’anni della BIM (cui auguriamo la migliore delle fortune stante la qualità indubbia del suo listino) merita una sola visione con soffio di candeline. Belle le interviste (immaginate come un commento audio che non copre però tutto il film, ma solo alcune scene particolarmente significative) a Juliette Binoche, Jacques Witta (l’abilissimo montatore di tutta la trilogia) e al produttore Martin Karmitz. La parte da leone di tutta la sezione di extra resta, comunque, la pregevole, breve (sette minuti appena) lezione di cinema di Kieslowski. In essa il geniale regista racconta, ripassandola alla moviola, la sequenza della zolletta di zucchero imbevuta di caffè, spigandone il significato e il valore drammaturgico. Si rimpiange solo la brevità di una delle più belle lezioni di cinema che un DVD abbia mai ospitato.

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(Trois coleurs: Bleu); Regia: Krzysztof Kieslowski; interpreti: Juliette Binoche, Benoit Regent, Florence Pernel; distribuzione DVD: BIM
formato video: 1.85:1 16/9 anamorfico; audio: Dolby digital 5.1 (Italiano) e dolby digital 2.0 (Italiano e francese); sottotitoli: Italiano.

Extra: 1) Intervista/commento a Juliette Binoche (attrice) 2) Intervista/commento a Jacques Witta (montatore) 3) Intervista/commento a Martin Karmitz (produttore) 4) Venti anni della BIM (spot) 5) Presentazione della trilogia di Valerio De Paolis 6) Lezione di regia di Kieslowski


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